Negli ultimi 20 anni, tra il 1995 e il 2015, le tasse locali sono cresciute del 248%, passando da 30 a 103 miliardi di euro. L’anno scorso sono arrivate al 15% dell’imposizione diretta. Solo l’eliminazione della tassazione sulla prima casa ha interrotto questa corsa senza freni (e si spera che non arrivi davvero una tassa sugli ascensori). E’ quanto emerge da una ricerca Confcommercio-Cer sul rapporto tra spesa pubblica e pressione fiscale, presentata oggi a Roma.
Mentre negli ultimi 20 anni le tasse locali sono cresciute del 248%, nello stesso lasso di tempo le tasse centrali sono cresciute del 72% da 228 miliardi a 393 miliardi. E se nel 1998 meno del 9% dell’imposizione diretta era riconducibile alle Amministrazioni locali a fine 2014 tale quota è salita al 15%. Entrando nel particolare dell’analisi, si scopre che dal 2011 al 2015 le imposte sugli immobili sono cresciute del 143%, passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro (ma nel 2016 ci sarà un calo del 19% su 2015 grazie alla riduzione sulla prima casa) e che la tassa sui rifiuti è cresciuta del 50%. Nell’anno in corso, infine, le imposte sugli immobili e sui rifiuti cresceranno complessivamente dell’80% rispetto al 2011, passando da 15,4 miliardi a 27,8 miliardi di euro. Notevoli anche le differenze territoriali: un contribuente romano con imponibile Irap e Irpef pari a 50mila euro paga oltre 2mila euro l’anno in più di un “collega” trentino,. mille euro in più di un milanese e 1.550 in più di un fiorentino. Quanto alle prospettive, nel 2016-17 la tassazione locale dovrebbe scendere al 5,5% del Pil, sempre grazie alla decisione governativa di eliminare l’imposizione sulla prima casa. Il peso delle imposte dirette locali resterebbe invece fermo al suo livello massimo (2,2% del Pil) per tutto il 2016, per scendere di due decimi solo nel 2017. Per quanto concerne infine la spesa pubblica, il responsabile dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha sottolineato che “sarebbo scorretto negare che non si sia fatto nulla negli ultimi tempi, ma una vera e propria riduzione non c’è ancora”.
“Si tratta di una grave denuncia – commenta Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. E’ questo passaggio da tasse centrali a tasse locali, infatti, che ha contribuito in modo determinante in questi ultimi 20 anni a impoverire sempre più le famiglie italiane. Mentre quelle centrali sono più rispettose del criterio della capacità contributiva, fissato dall’art. 53 della Costituzione, quelle locali, dai rifiuti all’acqua, colpiscono tutti in modo uguale, indipendentemente dal reddito della famiglia” ha
“I presunti tagli delle tasse centrali, quindi, che mascheravano minori trasferimenti agli enti locali e conseguenti aumenti di balzelli comunali è stato deleterio e ha finito per impoverire sempre più anche il ceto medio” ha proseguito Dona.
“Al di là dei flebili aumenti di consumi registrati nel 2015, quindi, se il Governo vuole ridare seriamente capacità di spesa alle famiglie e rilanciare i consumi, deve fare una seria riforma fiscale, avendo come faro il rispetto della Costituzione” ha concluso Dona.
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