È una giornata di protesta nel trasporto pubblico locale e di disagi per la cittadinanza. Lo sciopero indetto nel settore del trasporto pubblico si sta svolgendo secondo orari e modalità diverse da città a città e sta creando forti disagi soprattutto a Roma, dove sono chiuse le metropolitane e la ferrovia Roma-Lido, mentre il servizio è attivo ma con forti riduzioni di corse sulla Termini-Centocelle. “Gli effetti negativi degli scioperi si riflettono esclusivamente sui cittadini/consumatori”, dice Adiconsum, che chiede di “aprire un dibattito per definire in modo moderno qualità ed efficacia del servizio pubblico”.

scioperoFra le sigle che hanno proclamato l’agitazione c’è l’USB-Unione sindacale di base, che in una nota rivendica le ragioni dello sciopero. “Le lavoratrici e i lavoratori autoferrotranvieri incrociano oggi le braccia in tutte le città del paese. Lo fanno – dice l’USB – per difendere il diritto dell’esercizio di sciopero nei servizi pubblici essenziali, contro la politica delle privatizzazioni, le norme per la riorganizzazione dei Servizi Pubblici Locali (SPL) e delle aziende partecipate che prevedono fusioni, chiusure/ liquidazioni, con un esubero di personale previsto di oltre 300.000 lavoratori”. Secondo il primo bilancio della giornata diffuso dalla sigla, a Roma sono chiuse le linee metropolitane e la Roma-Lido e oltre oltre il 90% delle linee su gomma è rientrata nei depositi. Altissima è l’adesione registrata a Napoli, con l’adesione di oltre il 70% dei lavoratori ATC che gestisce i collegamenti per l’isola di Capri. Ampie adesioni si registrano poi, spiega l’USB, in tutte le maggiori città, dove lo sciopero sta svolgendo in fasce orarie diverse “con percentuali destinate a crescere nei turni serali che coinvolgeranno anche i lavoratori della Lombardia, Umbria, Toscana”.

Dalla parte dei cittadini e dei consumatori, i disagi sono evidenti. “Non si tratta in vero – afferma il presidente di Adiconsum, Carlo De Masi – di mettere in discussione il diritto di sciopero costituzionalmente garantito o di contrapporlo con quello alla mobilità, quanto di concentrarsi sulla necessità di garantire ai cittadini la fruizione di servizi essenziali, come lo sono quelli a rete: dall’energia, alle telecomunicazioni, ai trasporti, per non parlare della sanità e dell’ambiente. I modelli attuali finiscono per determinare situazioni paradossali: gli effetti negativi degli scioperi si riflettono esclusivamente sui cittadini/consumatori, del tutto incolpevoli delle dinamiche industriali e dei conflitti tra lavoratori e aziende, non penalizzano le imprese, anzi spesso le fanno risparmiare”.

“Le aziende – prosegue De Masi – finiscono per trasferire disagi e oneri solo sui fruitori dei servizi, in particolare tutti coloro che sono costretti a viaggiare per necessità. Non prevedono soluzioni alternative, né si dotano di strumenti adeguati per gestire le difficoltà e quando lo fanno, le eventuali riprotezioni sono così distanti dalle esigenze della clientela che finiscono per non essere utili: il risultato è che il cittadino non solo non utilizza il servizio, ma non viene nemmeno rimborsato, così perde due volte. È arrivato il momento di aprire un dibattito per definire in modo moderno qualità ed efficacia del servizio pubblico prima ancora di mettere mano ad un riordino delle norme sugli scioperi, necessario per impedirne un uso strumentale, capace di regolare meglio il conflitto tra lavoratori e aziende, senza che siano solo i cittadini/consumatori a pagarne le conseguenze”.


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