“Promuovere un turismo sostenibile significa diffondere senso di responsabilità sia verso l’ambiente, che verso le comunità locali”. Uno dei modi per fare turismo sostenibile è girare il Kenya con i campi tendati mobili, che permettono a chi viaggia di sentirsi “più viaggiatore e meno turista” alla fine di una esperienza diversa dalla vacanza di massa. È quanto racconta a Help Consumatori Laura Simionato, Responsabile Comunicazione RR Safari Kenya.
Da dove nasce l’idea di dedicarsi al turismo sostenibile? E perché il Kenya?
L’idea nasce dalla nostra grande passione per questo continente, in particolare per l’Africa orientale che con mio marito abbiamo girato in lungo e in largo in modo selvaggio evitando sempre rotte e modalità commerciali. Abbiamo sempre costruito da soli i nostri itinerari avvalendoci di guide e drivers esperti, recandoci nei luoghi più remoti e incontaminati dal turismo di massa ed evitando strutture ricettive turistiche. Insieme a due nostri amici, Roberto e Ruth, proprietari di un grazioso residence, Eden House Residence, nei pressi delle spiagge di Silversand a Malindi, abbiamo concretizzato l’idea. È nato, così, il progetto RR Safari Kenya, che si pone in contrapposizione all’offerta turistica più diffusa e che vuole trasmettere al turista la concezione di un viaggio diverso, unico, attento alla natura di questi posti e rispettoso delle comunità locali, risvegliando in lui il senso autentico della “scoperta” lungo itinerari meravigliosi e autentici.
“Lo sviluppo del turismo deve essere basato sul criterio della sostenibilità”, dice la Carta per il turismo sostenibile. Cosa significa per la vostra attività, e come questa si integra con i principi del turismo sostenibile?
Promuovere un turismo sostenibile significa diffondere senso di responsabilità sia verso l’ambiente, che verso le comunità locali. Costruendo i nostri safari abbiamo tenuto ben presenti queste priorità. La maggior parte dei tour operator del settore offre ai turisti itinerari standard e il soggiorno in strutture fisse, come lodge e hotel invasivi dal punto di vista ambientale. Ma la continua costruzione e cementificazione nei parchi e nelle riserve finirà per compromettere l’ecosistema di questi luoghi (se ciò avvenisse tanto vale rimanere in Italia e recarsi presso i giardini zoologici) e per spersonalizzare e globalizzare le culture e le tradizioni antiche di questi popoli, che al contrario è bene rimangano vive e continuino a essere tramandate.
Con la modalità dei campi tendati mobili, invece, si sceglie di vivere un’esperienza immersi letteralmente nella natura, rispettandone i ritmi e gli equilibri e garantendo la conservazione dell’ambiente: una volta smontato il campo, non c’è traccia del passaggio dell’uomo. Con questo tipo di safari, si sceglie di avvalersi dell’aiuto e dell’esperienza di coloro che da secoli vivono in queste terre, come i Masai o i Samburu, ma anche di contribuire al miglioramento delle loro condizioni di vita: ad esempio, il costo delle aree private nei parchi e nelle riserve prenotate per gli accampamenti viene devoluto a favore delle comunità locali per l’eduzione e le scuole.
Come si fa a rispettare l’equilibrio spesso fragile dell’ambiente e della cultura delle località turistiche, in questo caso il Kenya, da parte di chi offre Safari e da parte del turista che vi partecipa?
I nostri safari mirano alla conservazione delle bellezze naturali e della biodiversità, alla valorizzazione dell’economia delle comunità locali e all’incontro con la loro cultura senza imporre la propria. Il safari autentico, come quello che RR Safari Kenya propone, non è concepito come un tour turistico, ma come un’esperienza più profonda. Al ritorno, anziché portare a casa soltanto una collezione di filmini e foto di animali, il turista avrà un bagaglio ricco di conoscenze preziose e suggestioni indelebili con un’accresciuta sensibilità ai temi della sostenibilità ambientale e sociale: alla fine si sentirà più viaggiatore e meno turista. Come? Entrando in contatto con culture diverse, imparando a rispettare le comunità locali e la natura che qui è dominante, ma sempre minacciata da un turismo mordi e fuggi, che non tiene conto del suo fragile equilibrio. Purtroppo, molti paesi in via di sviluppo sono flagellati da un turismo poco responsabile e rispettoso delle popolazioni locali, basti pensare al turismo sessuale che contribuisce a frantumare la dignità di popoli che hanno invece l’esigenza di riconquistarla.
Cosa sono i campi tendati mobili e come è organizzato un safari di questo tipo?
I campi tendati mobili offrono l’opportunità di visitare i luoghi più selvaggi del paese attraverso rotte poco battute e percorsi incontaminati e ignorati dal turismo di massa. I safari sono itineranti, effettuati con auto fuori strada provviste di ogni attrezzatura (tende, sacchi a pelo, materassini, coperte, stoviglie e provviste, doccia e wc portatili, ecc.) e con guide locali esperte, garantendo sicurezza e confort a chi viaggia. Ci si accampa con le tende in aree esclusive all’interno dei Parchi e delle Riserve naturali, prenotate in anticipo. Si vive a stretto contatto oltre che con la natura, anche con le popolazioni del luogo (Samburu, Masai, ecc.), che condividono con gli ospiti del campo tutti i momenti della giornata, perché li accompagnano nel bush africano alla scoperta della fauna, vegliano la notte alimentando il fuoco e tenendo a distanza gli animali, ecc. Nello staff, inoltre, c’è un cuoco che si occupa dei pasti consumati intorno al fuoco. Quando si lascia il campo, si smonta tutto e si riparte senza lasciare traccia, salvaguardando l’ambiente circostante nel pieno rispetto della natura.
Il turismo sostenibile può aiutare a combattere fenomeni di degrado ambientale o di bracconaggio? In che modo?
Purtroppo, spesso la povertà e la ricerca di un guadagno a breve termine da parte delle popolazioni locali alimenta questo tipo di fenomeni, ma sono i turisti stessi per primi che dovrebbero contribuire a disincentivare molte pratiche contrarie all’etica ambientale. Per esempio, chi viaggia dovrebbe essere innanzitutto dotato di buon senso e non acquistare prodotti di artigianato locale costruiti con materiali vietati (es. ebano) oppure oggetti ricavati dall’uccisione di animali selvatici (pelli, avorio, corni di rinoceronte, carapaci di tartarughe, ecc.) per non alimentare fenomeni di bracconaggio o degrado ambientale. Inoltre, è assurda, oltre che dannosa all’equilibrio dell’ecosistema, la pratica in uso in molti lodge di richiamare gli animali verso pozze d’acqua artificiali posizionate ad hoc sotto le finestre delle camere o, peggio, attirarli con pezzi di carne fresca a mo’ di esca, per soddisfare la curiosità del turista un po’ impigrito.
Il turismo sostenibile contribuisce, invece, allo sviluppo di una cultura attenta ai temi della salvaguardia dell’ambiente, della natura e delle creature che la abitano. Questo vale per gli stranieri che decidono di visitare queste zone, ma anche per le popolazioni del posto che devono acquisire la consapevolezza che le bellezze naturali delle loro terre e la conservazione della biodiversità sono una risorsa che genera ricchezza per se stessi e la comunità. E questo lo si può fare anche coinvolgendoli attivamente in attività imprenditoriali e turistiche, che fanno del rispetto dell’ambiente una priorità imprescindibile.
Website: www.rrsafarikenya.com


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