Reporter senza frontiere: libertà di stampa, Italia al 57° posto
Migliora un po’ la posizione dell’Italia nella classifica mondiale della libertà di stampa: quest’anno si piazza al 57° posto, quattro posizioni in avanti rispetto al 2012, ma non tanto da raggiungere il resto dei paesi europei, tutti saldamente ai primi posti della classifica. Sedici paesi europei si trovano infatti nella “top 30” della classifica sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere, per il quale però “il modello europeo si sta sfasciando”. Dell’Italia viene contestata soprattutto la “cattiva legislazione osservata nel 2011” che è proseguita: “la diffamazione – scrive la sigla – deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente ‘leggi bavaglio’”.
Uno sguardo generale alla classifica mondiale evidenzia come la posizione di molti paesi non sia più attribuibile a sviluppi politici quali erano stati, l’anno scorso, l’impatto delle primavere arabe e dei movimenti di protesta. Sono stabili sia le prime tre posizioni, saldamente in mano a Finlandia, Olanda e Norvegia, sia le ultime tre, ancora tristemente appannaggio di Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea.
“La Classifica della Libertà di Stampa 2013 pubblicata da Reporter senza frontiere non prende in considerazione diretta il tipo di sistema politico; risulta chiaro tuttavia che le democrazie offrono una migliore protezione alla libertà al fine di produrre e far circolare notizie e informazioni accurate, rispetto ai Paesi dove i diritti umani vengono spesso sbeffeggiati – ha dichiarato il segretario generale di RSF Christophe Deloire – Nelle dittature, gli organi di informazione e le famiglie dei rispettivi staff sono esposti a rappresaglie spietate, mentre nelle democrazie i media devono fare i conti con le crisi economiche del settore e i conflitti di interesse. Le loro situazioni non sono sempre confrontabili, ma dovremmo ad ogni modo rendere omaggio a tutti coloro i quali resistono alla pressione, sia essa aggressivamente concentrata, individuale o generalizzata.”
Lo sguardo sui primi e sugli ultimi posti della classifica mette in evidenza come i Paesi nordici abbiano ancora una volta dimostrato la loro capacità di mantenere un ambiente ideale per i mezzi di informazione. La Finlandia (1, posizione invariata), l’Olanda (2, +1) e la Norvegia (3, -2) hanno resistito saldamente ai primi tre posti. Il Canada (20, -10) ha evitato per un soffio di uscire dalla “top 20”. L’Andorra (5) e il Liechtenstein (7) hanno per la prima volta assoluta fatto il loro ingresso in classifica appena dietro i tre leader.
In fondo alla classifica ci sono sempre Turkmenistan (177), Corea del Nord (178) e Eritrea (179). Per il secondo anno consecutivo, gli ultimi tre Paesi della classifica sono immediatamente preceduti dalla Siria (176), dove si sta portando avanti una guerra d’informazione mortale, e dalla Somalia (175, -11), che ha vissuto un anno mortale per i giornalisti. Iran (174, +1), Cina (173, +1), Vietnam (172, posizione invariata), Cuba (171, -4), Sudan (170, posizione invariata) e Yemen (169, +2) completano la lista dei dieci Paesi che meno rispettano la libertà di informazione. Non soddisfatto dell’incarcerazione di giornalisti e internauti, l’Iran tormenta anche i familiari dei giornalisti, compresi i parenti dei giornalisti che si trovano all’estero. Da sottolineare la criticità della situazione in Siria, dove giornalisti e blogger sono vittime di una guerra all’informazione condotta sia dal regime di Assad sia dalle fazioni di opposizione, intolleranti verso il dissenso.
A livello europeo, i segnali di indebolimento della situazione vengono rintracciati dall’andamento della libertà di stampa in diversi paesi. Nell’Europa dell’Est si distingue la Russia (al 148° posto), che perde posizioni per l’accresciuta repressione nei confronti dei giornalisti e per l’incapacità di punire coloro che attaccano la stampa. Da segnalare inoltre il crollo verticale dell’Ungheria (56, -16), che sta ancora pagando il prezzo delle sue riforme legislative repressive, e la caduta ancor maggiore della Grecia (84, -14) dove, rileva Reporter Senza Frontiere, l’ambiente sociale e professionale per i suoi giornalisti, esposti alla condanna pubblica e alla violenza sia dei gruppi estremisti che della polizia, è disastroso.
