RcAuto, Bellizzi (Isvap): “Perchè non sperimentare la ‘bad company’?”
Perché gli italiani sono costretti a sborsare cifre spropositate per l’assicurazione obbligatoria RcAuto? Gli addetti ai lavori sanno che l’argomento appassiona gli italiani da sempre e se ne è discusso anche oggi nel corso della tavola rotonda organizzata da Consumers’Forum approfittando della presenza dell’Isvap, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private, che il governo Monti attraverso la legge 135/12 ha trasformato in Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni): si tratta – come scrive proprio oggi la versione online de L’Espresso – dell’authority deputata a controllare l’operato delle compagnie assicuratrici e a tutelare i consumatori perché non paghino prezzi folli per le polizze. Insomma, è l’arbitro davanti al quale si scontrano – o si confrontano – periodicamente l’Ania (Associazione nazionale fra le Imprese Assicuratrici) e le diverse associazioni dei consumatori.
Punto di partenza non poteva non essere il caro tariffe. Secondo Adiconsum in Europa, in media, i consumatori pagano per l’RcAuto 230 euro all’anno che in Italia – per magia – diventano 480 euro. Come è possibile? “il caro tariffe– ha assunto una connotazione di urgenza” ha spiegato Elena Bellizzi dell’Isvap ricordando che l’RcAuto è obbligatoria così come le imprese di assicurazione hanno l’obbligo a contrarre, ovvero di assicurare i proprietari di autoveicoli che ne facciano richiesta.
Il problema è che “la Legge prevede che l’impresa stipuli garantendo prezzi equi” ha aggiunto al Bellizzi sottolineando come non ci sia la possibilità per l’Autorità di Vigilanza di “concorrere alla determinazione del prezzo”. Il risultato è che gli aumenti dei premi sono diventati, in alcune regioni e per alcune categorie di popolazione, insostenibili: si pensi, ad esempio, delle cifre record costretti che i neopatentati dovrebbero pagare in alcune regioni del Sud Italia. Il condizionale è d’obbligo perché, come ha detto al Bellizzi, è in quelle regioni che si assiste al più alto numero di circolazione dei veicoli e di motocicli sprovvisti di assicurazione.
“Occorrono azioni tangibili” ha affermato la Bellizzi “anche una revisione dello stesso sistema di RcAuto anche immaginando istituti alternativi a tutela de quella categoria di consumatori svantaggiati in termini di collocazione geografica e non solo”. La Bellizzi ha fatto riferimento alla “bad company” americana, una compagnia pubblica o consortile che svolge la funzione di assicuratore residuale.