Una raccolta di firme per sensibilizzare i cittadini sul tema della liberalizzazione dei farmaci. Parte in questi giorni l’iniziativa delle associazioni che rappresentano le parafarmacie italiane – ANPI, MNLF e Forum – che appoggiano una riforma “a costo zero per le casse dello stato, pagata esclusivamente dalle grandi farmacie (poco più di 380 euro al mese), che ha il solo scopo di rimettere al “centro” gli interessi dei cittadini. Ricordiamo che nella parafarmacia è obbligatoria la presenza del farmacista, oltre al fatto che i farmaci in esse dispensati sono soggetti agli stessi controlli in uso per le farmacie”.I parafarmacisti sottolineano dunque che dalla riforma non ci sarebbero rischi per i cittadini, perché laddove il farmaco viene venduto, deve essere garantita la presenza della figura professionale del farmacista.
Nell’appello, che chiede di “liberare il paese dalle corporazioni”, i parafarmacisti snocciolano alcuni dati che accompagnano l’avvento e il consolidamento delle parafarmacie: “In cinque anni le nostre 4.000 parafarmacie hanno dato lavoro a 7.500 farmacisti, fatto investimenti per 600 milioni di euro e grazie alla loro presenza hanno costretto le farmacie a fare sconti – si legge nel documento – Si calcola che i risparmi annuali, generati dalla concorrenza tra farmacie e parafarmacie, sono superiori a 500 milioni di euro l’anno e dunque complessivamente 2,5 miliardi di euro in cinque anni. Con la liberalizzazione completa dei farmaci a pagamento e non rimborsati dalle Regioni, contiamo di dare 7.000 nuovi posti di lavoro e risparmi  per i cittadini per  ulteriori 250 milioni di  euro l’anno”.
Le associazioni dei parafarmacisti definiscono inoltre “un falso allarme” quello della chiusura delle farmacie dei piccoli centri. Lo spiegano così: “Delle parafarmacie oggi in attività, nessuna è presente nei piccoli comuni, per un motivo semplice: nessun imprenditore può essere cosi folle da aprire un esercizio in un luogo che ha un “mercato” ristretto, appena sufficiente per la farmacia. Su questo tema siamo promotori di una riforma che prevede un fondo perequativo, alimentato dalle farmacie più facoltose, a favore delle piccole farmacie. Proprio perché sappiamo quanto è importante la presenza della farmacia nei piccoli centri, chiediamo che in questi comuni si adottino strumenti che non rendano possibile l’apertura di nuove parafarmacie”.


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