Liberalizzazioni, Cittadinanzattiva scrive a Monti e Passera: “Sono urgenti”
I processi di liberalizzazione sono provvedimenti urgenti e permetterebbero di creare opportunità di risparmio e crescita. Dalle liberalizzazioni i cittadini si attendono un miglioramento della qualità dei beni e dei servizi erogati e una diminuzione dei prezzi e delle tariffe. È quanto scrive Cittadinanzattiva in una lettera aperta inviata oggi al Presidente del Consiglio Mario Monti e al Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.“Cittadinanzattiva – si legge nel documento – è da tempo fortemente convinta che alcuni processi di liberalizzazione siano ormai urgenti. In questa situazione di crisi, diventa importante incidere sulle concentrazioni di potere economico e amministrativo, consentire a nuovi soggetti entranti di soddisfare i bisogni del consumatore, favorire opportunità di risparmio e di crescita. Riteniamo, infatti, che l’aumento della concorrenza in alcuni settori possa produrre efficienza e innovazione: in particolare, dalle liberalizzazioni, i cittadini consumatori si attendono un miglioramento della qualità dei beni e dei servizi erogati e/o una diminuzione dei prezzi e delle tariffe”.
L’associazione, che rivendica gli ffetti positivi dai processi di liberalizzazione, a partire dall’influenza sull’economia e sulla vita quotidiana attraverso, ad esempio, la riduzione dei prezzi e l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, ricorda i dati contenuti nell’Indice delle liberalizzazioni 2011 calcolato dall’Istituto Bruno Leoni. “Il settore più liberalizzato è il mercato elettrico (72%), seguito da servizi finanziari (69%) e televisione (62%). I settori peggiori sono i servizi idrici (19%), autostrade (28%) e trasporti ferroviari (36%, in arretramento di cinque punti rispetto all’anno scorso a causa delle nuove restrizioni ai contratti nel trasporto regionale). Per quel che riguarda gli altri settori, si segnalano i significativi passi avanti nel mercato del gas (62% rispetto al 55 del 2010) e nelle poste (47%). Modesti progressi si sono osservati nel fisco (56%) e nel trasporto aereo (62%, a fronte del 60 per cento dell’anno precedente). Infine, hanno guadagnato un solo punto la pubblica amministrazione (39%), il trasporto pubblico locale (44%) e le telecomunicazioni (42%). Da ultimo, sono rimasti stabili due settori: mercato del lavoro (60%), ordini professionali (47%)”.
Di seguito, si riportano le priorità suggerite da Cittadinanzattiva nella lettera aperta.
Farmacie. Necessario intervenire per la distribuzione dei farmaci di Fascia C con obbligo di ricetta medica anche attraverso la rete delle parafarmacie: ciò favorirebbe una riduzione dei prezzi e un miglioramento del servizio. Prevedere la possibilità di orario prolungato delle farmacie in particolare nelle grandi città. Aumentare il numero delle farmacie attualmente presenti, rivedendo lo strumento della pianta organica: in questo modo le stesse farmacie – che comunque continueranno ad avere circa il 90% del mercato del farmaco – avranno la possibilità di farsi un minimo di concorrenza sul prezzo, mentre un numero più ampio di giovani sarà nelle condizioni di avviare una farmacia.
Ordini professionali. Favorire l’autoriforma e l’accessibilità delle professioni (riduzione e qualificazione del tirocinio, regole di accesso) anche attraverso tavoli di confronto con associazioni di consumatori per ridefinire, ad esempio, trasparenza tariffaria, informazione pubblicitaria, eventuali servizi gratuiti di prima informazione, sistemi di gestione non autoreferenziali dei contenziosi con i professionisti.
Incumbent. Revisione delle norme di legge e regolamentari che ancora proteggono di fatto gli interessi dei vari incumbent nel settore delle telecomunicazioni, ferroviario, autostradale, postale ed energetico.
Assicurazioni. Favorire la diffusione di agenti plurimandatari (in questa direzione, si muovevano gli interventi normativi del 2006 e del 2007) in considerazione della scarsa diffusione di agenti plurimandatari tra le compagnie di maggiori dimensioni che continuano ad operare con reti di agenti monomandatari.
Riforma della class action (140 bis codice del consumo). Rafforzare gli strumenti di deterrenza di comportamenti lesivi della concorrenza e del mercato attraverso revisione dello strumento giudiziario della class action attraverso ad esempio la individuazione di criteri di “calcolo” per la determinazione del danno risarcibile che tengano conto anche degli incrementi di profitto realizzati attraverso l’infrazione.
Frequenze digitali. L’impegno del Governo ad annullare la gara che avrebbe regalato le nuove frequenze tv del digitale al duopolio Rai-Mediaset è apprezzabile. Occorre aprire adesso la strada a una vera asta pubblica (come si è fatto con le frequenze per la banda larga di internet mobile), che porterebbe più concorrenza e soprattutto più soldi nelle casse dello Stato, in questo periodo di crisi.
Trasporto ferroviario. Accolta con favore l’introduzione dell’Autorità per i servizi ferroviari occorre adesso avviare un serio programma di liberalizzazione del servizio a partire dalla fine del monopolio di Trenitalia. Occorre introdurre misure per rendere possibile la competizione, stimolando così l’efficienza e la riduzione dei costi nel settore del trasporto ferroviario. Questa iniziativa può avere un impatto anche sulla qualità dei servizi.
Servizi pubblici locali. Recuperare l’impianto del ddl Lanzillotta che fissa il principio per cui l’affidamento deve avvenire attraverso procedure a evidenza pubblica (resta esplicita l’esclusione del settore idrico, nel rispetto del risultato referendario). Limitare la presenza della politica nella gestione delle partecipate e nelle nomine dei vertici delle società. In questo contesto, occorre rafforzare il ruolo dei cittadini previsto dall’art.2 comma 461 della Finanziaria del 2008: una norma mai applicata che prevede la partecipazione dei consumatori alla valutazione dei servizi e l’obbligo degli affidatari di favorire questa funzione pubblica con risorse proprie.
Pubblica Amministrazione. Laddove non operino meccanismi concorrenziali e di mercato (es.: mancato ricorso a forme di esternalizzazione per erogazione di beni e servizi) risulta necessario favorire l’efficienza delle prestazione della PA anche attraverso un maggiore peso specifico di meccanismi di valutazione dei cittadini/utenti per la determinazione di criteri di premialità e penalità dei dirigenti. In questo senso, il governo dovrà garantire l’attuazione delle norme sulla trasparenza e sulla misurazione delle performance (in particolare, come non a caso chiede la BCE, nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione).

Questa idea della liberalizzazione come panacea a tutti mali credo vada rivista. Nei settori dei servizi liberalizzati la qualità non mi sembra cresciuta e i prezzi non mi sembrano calati. Una novità sicuramente c’è stata: la grande impresa italiana è stata mangiata dalle imprese straniere. Certo, non bisogna fare protezionismo, ma forse allinearci agli altri paesi in quanto a passione per le liberalizzazioni – germania e francia per intenderci – forse non ci farebbe male. Non mi risulta di grandi utility italiane che abbiano conquistato fette di mercato significative in questi due paesi mentre noi invece abbiamo intere filiere oramai non più italiane. E non credo che questo sia accaduto per mancanza di capacità industriali delle nostre imprese. Forse una piccola riflessione andrebbe fatta, anche storica, prima di dire che liberalizzare tutto è bello
Grazie all’analisi di seguito proposta, l’idea per cui le liberalizzazioni e le privatizzazioni portino benefici
all’economia, viene totalmente confutata.E’ assolutamente falsa l’idea che le liberalizzazioni portino ad un abbassamento dei prezzi; è assolutamente falsa l’idea che le liberalizzazioni creino posti di lavoro;è assolutamente falsa l’idea che aumenti la produzione industraiale; ma sopratutto è assolutamente falsa l’idea che abbassi il debito pubblico
le liberarizzazioni/privatizzazioni in Italia ,vedi le varie esperienze passate,come primo impatto servono solo ad abbassare i livelli di salario,diritti e normative di lavoro dei lavoratori interessati,che nel campo ferroviario si stanno già attuando e coincidono con un abbassamento degli standard di sicurezza,e a favorire l’imprenditore di turno che acquisisce a quattro soldi un bene nazionale,poi dopo breve tempo iniziano a rimetterci anche gli utenti del servizio,poichè la qualità rimmarrà la stessa o aumenterà di poco,ma le tariffe saliranno molto,poichè,soprattutto un servizio come quello ferroviario,se non ha forti contributi dallo Stato,è molto oneroso da mantenere…..quindi è una bufala quello che ci vogliono far credere che la salvezza del trasporto ferroviario sono i privati!!!! meditate gente!!!!!