Liberalizzazione orari apertura negozi, Lirosi: “Monti più coraggioso”
Sul dibattito circa la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi si inserisce, oggi, anche Antonio Lirosi, Partito Democratico. In un’intervista pubblicata su “Europa”, uno dei collaboratori del “Bersani liberalizzatore” spiega che “Le novità di Monti riguardano il superamento del tetto (ora, volendo, si può tenere la serranda alzata h24) e le aperture domenicali e nei festivi senza autorizzazioni di sorta. Ma dove c’è l’esigenza è già così tant’é che in molte città, turistiche e non solo, la deroga è praticamente la regola: laddove sono state chieste autorizzazioni, sono sempre state concesse”.“ Il punto – spiega Lirosi – è vedere quali saranno i cambiamenti effettivi, se ci sarà un ricorso smodato all’apertura domenicale o piccoli aggiustamenti, e con quali convenienze reali”. “Non c’è dubbio – nota, infine Lirosi – che con Monti stiamo assistendo a una positiva ripresa delle liberalizzazioni per dare stimolo all’economia. Ma le prime uscite sono deboli e timide. Si poteva essere più coraggiosi e farle tutte insieme, toccando tutti i settori in cui l’Antitrust dice che ci sono ostacoli da rimuovere. Aspettiamo un secondo pacchetto di liberalizzazioni che tocchino anche altri settori e che “scomodino” anche altre categorie”.
Sulla discrezionalità di cui godono le Regioni, invece, è intervenuto Renato Cavalli, amministratore unico di Prassicoop, che ha spiegato: “Le modifiche in materia di libertà di orari di esercizio dell’attività, in quanto previste dal comma 1 dell’art. 31, non soggiacciono quindi al suddetto “termine di adeguamento” di 90 giorni, bensì, come detto, all’originario termine fissato per il 1° gennaio 2012 (ormai decorso). Ne consegue, pertanto, che dal 1° gennaio 2012 gli esercizi commerciali di cui al D.lgs. 114/1998 e gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande possono svolgere la propria attività senza alcun vincolo di orario e senza l’obbligo di chiusura domenicale e festiva. Ciò anche nel caso in cui le Regioni ed i
Comuni non abbiano provveduto ad adeguare le proprie norme in materia, trovando applicazione diretta la disciplina di cui all’art. 3 let. d)-bis D.L. 223/2006, fondata, come detto, sulla competenza legislativa esclusiva dello Stato in tema di tutela della concorrenza ed uniformità di accesso all’acquisto di prodotti e servizi da parte dei consumatori, così come confermato dal Ministero con la citata circolare n. 3644/2011 e dalla giurisprudenza amministrativa e costituzionale. In base alla stessa logica di prevalenza della normativa statale, non risulta necessaria l’assunzione di alcuno specifico provvedimento da parte dei comuni per rendere operativa la liberalizzazione. Tutt’al più può risultare opportuna l’emanazione di una direttiva agli organi di vigilanza per evitare che questi assumano, nel dubbio, inopportune iniziative sanzionatorie”.
Le condizioni dei lavoratori del commercio,sono incivili e non conciliabili con una vita sociale e familiare degna di questo nome.
La concorrenza si gioca sulla pelle dei lavoratori,con la continua riduzioni di diritti e ricorrendo sempre più al precariato,costringono centinaia di migliaia di madri e padri di famiglia al margine della società.
In presenza della crisi economica,l’utilizzo degli orari illimitati come le illimitate apertura di nuove strutture,caccerà dal mercato,le aziende che rispettano i contratti e danno diritti con relativi costi.
le condizioni dei lavoratori del settore vengono mediaticamente nascoste,ma rappresentano una vergogna per una società civile.
Maggiori aperture significano maggiori costi e questi sono insostenibili,perchè non è l’opportunità di fare gli acquisti ma i soldi per effettuarli.
Altre sono le liberalizzazioni che creano vantaggi e occupazione,queste creeranno solo chiusure e nuove aperture,perchè non ce n’è per tutti.
La colpa delle condizioni di forte disagio dei lavoratori del commercio,in modo particolare della grande distribuzione, non dipende dal fatto che s’introducano nuove forme di liberalizzazione (piu’ ampie)….la precarieta’ e l’inconciliabilita’ con una forma di vita sociale accettabile riguarda molte forme di lavoro…il fatto e’ che le grandi aziende commerciali hanno fatto e fanno fior di profitti sfruttando a massimo la minimalizzazione del costo della forza lavoro….
Adesso la palla passa davvero alle organizzazioni sindacali che dovranno sfruttare questa novita’ per ridisegnare modalita’ di ingresso al lavoro nel commercio’,iniziare a tutelare davvero le lavoratrici e lavoratori,e facendo una battaglia per l’incremento degli addetti nella grande dostribuzione…piu’ ore lavorate piu’ assunzioni ,evitando il solito ricorso allo straordinario.Sara’ finita la stagione della contrattazione con i Comuni per tenere aperti i negozi una domenica di piu’ o una domenica di meno ..ciao