Aumenta o non aumenta? Prosegue il dibattito sul rincaro dell’Iva dal 21 al 22% previsto per il prossimo 1° ottobre. Si cercano le risorse per scongiurarlo, ma l’allarme è generale sia fra i Consumatori che fra gli esercenti. Secondo Federconsumatori, l’aumento dell’Iva sarebbe un’operazione “dannosa e controproducente” che provocherebbe un’ulteriore contrazione dei consumi, già crollati del 7,8% nel biennio 2012-2013. In particolare, l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato che le ricadute dell’aumento dell’Iva saranno complessivamente di 207 euro annui a famiglia (pari ad un aggravio di circa +0,85% del tasso di inflazione). A causa dell’aumento Iva, dei rincari dei costi di trasporto e dell’energia, le famiglie rischiano di dover sborsare 81 euro in più per l’abbigliamento, 25 euro in più per le calzature e 12 euro in più per vini e liquori.
“Per non parlare, inoltre, delle ripercussioni sui costi dei carburanti, stimabili in un aumento di 1,7 centesimi al litro – aggiunge Federconsumatori – Aumenti che faranno lievitare i costi di trasporto di tutti i beni e servizi (non dimentichiamo che oltre l’86% dei beni di largo consumo è trasportato su gomma), incrementando inevitabilmente il prezzo al dettaglio, anche per quei beni la cui aliquota Iva non sarà soggetta a ritocchi. Per questo è indispensabile eliminare l’incremento Iva, senza ricorrere, però, al solito “gioco delle tre carte”, sostituendo cioè l’aumento di tale imposta con un altro incremento, altrettanto nocivo. Il pensiero va immediatamente al ritocco delle accise sui carburanti, il cui effetto deleterio per l’economia e per i consumi già si è fatto sentire pesantemente in questi anni”.
Ribadisce la sua contrarietà anche Confcommercio, che agli effetti recessivi, quali contrazione di consumi, produzione e occupazione, aggiunge i possibili effetti indiretti. Sostiene Confcommercio: “Se il Governo non troverà le risorse necessarie per scongiurare questo aumento e la riduzione del cuneo fiscale, e le due misure non sono certo in alternativa, questo determinerà anche due effetti ancora oggi sottovalutati: il primo, depressivo, sul sentiment delle famiglie e delle imprese che si vedranno private di quella fiducia a breve termine che aveva dato segnali di risveglio; il secondo, è che andando a colpire le fasce più deboli della popolazione, si potrà aggravare la crisi economica ingenerando gravi tensioni sociali che fino ad oggi sono state scongiurate. La via maestra per evitare tutto questo è inevitabilmente una sola: riduzione e riqualificazione della spesa pubblica, processo che fino ad ora è stato condotto con troppa timidezza”.


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