“La mancanza di fondi nelle casse dei Comuni a seguito dei tagli adottati dallo Stato non giustificano l’aumento della tassazione locale, a cominciare dalle addizionali Irpef, divenuto insostenibile per le famiglie”. Così Pietro Giordano, Presidente nazionale di Adiconsum, commenta la scelta di 1.989 Comuni (su 8.096) che hanno optato per l’aggiunta di un tributo locale alla tassazione nazionale del reddito delle persone fisiche, l’Irpef. Un quarto di questi municipi ha scelto di incrementare le aliquote dell’addizionale adottate lo scorso anno. Quella massima, corrispondente allo 0,8%, è stata scelta da 267 municipi, nella modalità “secca”, cioè  senza l’aggiunzione nemmeno di un’esenzione per le fasce di reddito più basse o uno scaglionamento sempre in base al reddito. Altri 164 Comuni, invece, hanno sempre deciso di assumere l’aliquota dello 0,8% ma nella versione ordinaria, salvo ricorrere ad esenzioni. Lo scorso anno ad applicare l’addizionale erano stati alla fine in 6.610 per un incasso complessivo di 3,65 miliardi e un incremento del 25% rispetto al 2011, quasi quanto l’Imu sulla prima casa.
La posizione di Adiconsum in merito è chiara: l’abolizione dell’IMU non deve presa a pretesto dai Comuni per aumentare l’addizionale IRPEF che va cancellata, in quanto rappresenta sempre la stessa tassa pagata più volte.
“Lo Stato si dia una nuova architettura accorpando i Comuni con meno di 5.000 abitanti. Così facendo, infatti, diminuirebbero i costi della “cosa pubblica”. Inoltre è tempo di dr vita ad una stagione di privatizzazioni di alcuni servizi oggi in capo ai Comuni che non funzionano e che appesantiscono con i propri debiti le loro casse” aggiunge Giordano auspicando che il tema della progressività fiscale sia sempre salvaguardato in quanto baluardo contro le disuguaglianze e che finalmente si taglino le aliquote Irpef più basse dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.


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