Avete mai sentito parlare del movimento open data? Oggi al Forum PA, Luca Nicotra di Agorà Digitale, ha affronatato l’argomento e l’ha inquadrato tra i nuovi strumenti per dare comunicazione. Cosa si intende per open data? Sia i movimenti Free Software ed Open Source, sia il movimento Open Data, muovono da una medesima necessità concreta: rendere libero l’accesso alle informazioni. Ovviamente, nel primo caso ci si riferisce alla possibilità accedere liberamente alle informazioni dei software attraverso il libero accesso al loro codice sorgente; nel secondo caso la richiesta è quella di poter avere libero accesso ai dati pubblici nel loro formato grezzo.
A partire dalla Direttiva Obama, che nel dicembre 2009 ha segnato il passaggio dalla teoria alla prassi, un numero sempre crescente di paesi ha compreso le opportunità di far leva sull’innovazione e sulla diffusione delle informazioni e della conoscenza, approfittando proprio della crisi economica globale. In modo assai veloce si è sviluppato un movimento che ha visto governi e società civile usare le stesse parole: trasparenza, partecipazione, collaborazione. Questo movimento cresce velocemente perché amministrazioni e cittadini ne percepiscono ben presto i vantaggi e diviene una buona prassi tanto anche l’Onu (nel suo rapporto sullo stato dell’e-government nel mondo) ha raccomandato l’adozione di modelli amministrativi di questo tipo.
Da ultimo, il consiglio regionale del Lazio, dopo un iter di due anni, ha dato il via libera alla legge sugli open data che permetterà di sfruttare gli strumenti digitali per rendere accessibili al cittadino i dati della pubblica amministrazione, permettendo un maggior controllo dei cittadini, lo sviluppo dell’economia basato sulla conoscenza, e l’emergere di nuovi servizi online.
Il principio è che i dati appartengono al cittadino, che li ha letteralmente pagati con le sue tasse. Con questa legge si stabilisce il diritto di accesso a quei dati. Sui quali si potranno basare innumerevoli nuovi servizi rivolti ai cittadini e sviluppati da associazioni, imprese o singoli programmatori: per fare un esempio si potrebbe mettere a punto un sistema che può indicare il tasso di criminalità in una determinata zona della città incrociandoli con il valore degli immobili e la fluttuazione di entrambe le variabili nel tempo. Questo non ha un valore per chi vuole comprare casa in quella zona? Di progetti di questo tipo, con i dati liberi e accessibili da un pc, se ne possono immaginare a migliaia, basti pensare alla sanità e a tutti gli altri servizi pubblici. Ci sono alcuni utilizzi dei dati che le amministrazioni neanche considerano perché implicano un costo.
Come si fa giornalismo al tempo degli open data? Ci sarà certamente bisogno di maggiore tecnologia per decifrare la quantittà di dati ma la tecnologia non sostituirà il giornalismo. Dopo tutto l’Open Data Journalism è un’evoluzione del giornalismo d’inchiesta, con la differenza che l’indagine può essere supportata da un numero maggiore di dati e le notizie emergono mettendo i dati in relazione tra loro”. Insomma meno “gole profonde”, più ricerca su tabelle e numeri. Ma la figura umana rimane fondamentale.


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