La liberalizzazione dei farmaci di fascia C fa bene ai cittadini. E vendere tali medicinali in più punti, alla presenza di un farmacista, permetterebbe risparmi alle famiglie.In difesa delle liberalizzazioni – non solo quella dei farmaci, ma di un pacchetto che comprenda “la modernizzazione di alcuni sistemi desueti” – si pone il Movimento Consumatori che per voce del presidente Lorenzo Miozzi afferma: “Il momento di crisi che stiamo attraversando chiede due risposte: rivalutazione del potere di acquisto degli italiani e creazione di nuovi posti di lavoro”.
Prosegue Miozzi: “Il mondo negli ultimi tempi è cambiato completamente e non è opportuno difendere le rendite di posizione. La parziale liberalizzazione dei farmaci di automedicazione non ha determinato alcun effetto catastrofico sui consumi di questi prodotti, ha creato nuove opportunità di lavoro, e ha fornito ai consumatori l’opportunità di risparmiare. 1,6 miliardi di euro risparmiati dai cittadini, 3.545 nuove aziende create, 7.470 nuovi occupati: questo è il bilancio dopo cinque anni dal decreto Bersani sui farmaci d’automedicazione. La liberalizzazione dei farmaci di fascia C, con obbligo di ricetta medica e la possibilità di fare sconti di prezzo anche su questi aiuterebbe il potere di acquisto degli ammalati”.
L’associazione stima che una famiglia dove ci siano bambini o anziani spende, per l’acquisto di farmaci di fascia C, fra 200 e 500 euro l’anno. “Ottenere la possibilità di acquistarli in più punti, con la garanzia della presenza dei farmacisti, che svolgono la loro professione anche nelle parafarmacie, può consentire un risparmio, oltre che una maggiore comodità”.


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