Editoriale, “Ania batte Ancma 3 a 0”, di Konsumer Italia
Che vivessimo un momento storico particolare lo sapevamo, che i consumatori si trovassero tra l’incudine ed un martello progressivamente sempre più pesante, anche. Ma che poi dovessimo assistere ad un rimpallo di responsabilità tra i massimi sistemi di due settori industriali, tra l’altro con decise sinergie proiettate all’utilizzo finale del bene oggetto del contendere, proprio non potevamo aspettarcelo.
Parliamo delle motociclette e dei mezzi a due ruote in genere, rappresentati da una parte dall’Ancma, l’associazione che raggruppa in Confindustria i produttori e l’Ania, l’associazione che raggruppa le imprese di assicurazione. Senza la prima non avremmo mezzi a due ruote, senza la seconda questi non potrebbero circolare. Ebbene, si è dato il caso che la prima abbia accusato la seconda di essere la causa del forte rallentamento delle vendite di questi veicoli, l’accusa è stata così diretta e precisa dall’ipotizzare la costituzione di una nuova impresa assicuratrice dedicata proprio ai mezzi a due ruote promossa proprio dai costruttori. Nelle more dell’ipotesi la convinzione di una responsabilità che lascerebbe pensare anche ad una sfiducia dei costruttori nella capacità di fare assicurazione degli assicuratori, ma questa è solo una ipotesi di chi scrive che spero non sia suffragata da affermazioni al momento sconosciute.
Immediata e decisa la risposta degli assicuratori,
1) le tariffe assicurative risentono delle voci di costo a cui devono sottostare per essere congrue tenendo anche conto dei fattori operativi. VERO
2) ipotizzare la nascita di una nuova compagnia assicuratrice per questi veicoli significa comunque dover replicare il processo di composizione della tariffa, pertanto il risultato non cambierebbe se non nella normale componente concorrenziale che deve essere propria delle tariffe praticate all’utenza, a meno che non si decida di operare in perdita e poi magari aumentare il costo del veicolo per avere mezzi sufficienti a ripianare le perdite. E poi, questa compagnia farebbe la cenerentola o aderirebbe all’ANIA per le ovvie necessità di rappresentanza?
3) Infine, se è vero, e purtroppo è vero, che gran parte della tariffa è assorbita dal costo dei risarcimenti, che per tipologia di veicolo sono sicuramente i più alti del sistema RCA, la componente prevenzione è ormai da anni uno dei cavalli da battaglia proprio delle imprese assicuratrici con la loro Fondazione per la sicurezza stradale, non si può neanche imputare al comparto assicurativo di essersi lavato le mani evitando di investire sulla riduzione dei costi aumentando l’informazione e la formazione sul corretto uso del veicolo e della mobilità in genere.
Un 3-0 secco e deciso che poteva essere ancora più rotondo se si fosse anche detto che essere impresa di assicurazioni non permette (normativamente) di scegliersi il cliente e neanche la categoria di veicoli da assicurare, l’autorizzazione ad esercitare il ramo RC Auto permette si, di fare polizze alle moto, ma l’obbligo a contrarre comporta anche avere tariffe per tutte le altre tipologie di veicoli, auto, mezzi industriali ecc. ecc. Un problema non semplice che poteva essere superato molti anni or sono attraverso le mutue di assicurazione, ma non oggi.
Fin qui tutto regolare ed in linea all’attuale momento di estrema confusione della società, si parla ed a volte si rischia di straparlare, se rimanesse pura lettura ed osservazione sarebbe anche un passatempo, ma certo non lo è per quel motociclista campano che si è visto chiedere 1.600,00 euro per assicurare la propria moto, che all’acquisto si è trovato l’IVA aumentata, che al momento di posteggiare ha appreso che i posti moto regolari sono estremamente pochi nelle grandi aree urbane e certamente sottostimati rispetto al parco moto circolante, e che comunque dopo aver cercato inutilmente di posteggiare in modo regolare ha dovuto ricorrere ad un bordo marciapiede che in automatico ha permesso al solerte vigile di elevare la giusta contravvenzione, e che nel constatarlo ha pensato, ok almeno ho evitato il 20% di aumento del costo orario del parcheggio e ripartendo non ha visto la buca che gli sbucava d’improvviso sotto la ruota occultata dal veicolo che lo precedeva, che cadendo oltre a farsi male doveva affrontare i costi necessari per la causa per danni al comune proprietario della strada e che nella sentenza avrebbe letto che la fattispecie di ostacolo su cui si era rovinato sia lui che la sua moto non rappresentava ne insidia ne trabocchetto per cui nulla gli era dovuto, ed ancora si pagava i ticket sanitari subendo il fermo per la convalescenza ed infine, ma solo per non annoiarvi per altre venti righe, andava finalmente a ritirare la moto dal meccanico e prendeva coscienza del nuovo aumento dell’IVA e del carburante……… ecco non sarà che le moto non si vendono perché per usare una moto o sei rambo o sei rimba.
Konsumer Italia
Caro Konsumer,
il tuo discorso NON FA UNA PIEGA, è correttissimo MA E’ BASATO SU UN INGANNO COLOSSALE:
I L R I S A R C I M E N T O D I R E T T O.
In virtù di tale meccanismo il “FORFAIT” calcolato per il settore “moto” è molto più alto di quello “auto” anche perchè , poi, solitamente i centauri quando cadono si fanno male con ulteriori costi “forfettizzati”.
Dimentichi che, però, solitamente i centauri si scontrano con le quattro ruote per cui le responsabilità (ed i relativi costi) “dovrebbero” ricadere anche su quest’ultime… SE NON CI FOSSE IL (TANTO ODIATO e MAL GESTITO) RISARCIMENTO DIRETTO…
Ma questo, però, tu non lo scrivi…..perchè tu ed altri sodali consumeristi avete PLAUDITO (tanto da spellarvi le mani) il RISARCIMENTO DIRETTO, causa maggiore dello status quo!
Attendo tua risposta, stesso mezzo.
Grazie.