Codacons e i suoi 40 anni: riforma Rai e proposte per uscire dalla crisi
Codacons contro la Rai, in difesa di un servizio “realmente pubblico” nell’interesse dei cittadini che pagano il canone ed hanno diritto ad essere informati in modo corretto e completo. Durante i festeggiamenti dei suoi 40 anni di attività, celebrati oggi presso lo Stato di Domiziano, il Codacons ha ricordato la sua battaglia contro l’azienda a suon di denunce ed esposti che giacciono inascoltati. Presentati anche i risultati del rapporto “L’Italia che vogliono gli italiani” realizzato insieme al Centro Studi Comitas.
Il Codacons da tempo ormai fa le pulci alla Rai: dai ricorsi al Tar contro le nomine di Gubitosi e Tarantola a quelle più recenti di Paola Marchesini (direttore di Radio2), Silvia Calandrelli (direzione Rai Cultura) e Pasquale D’Alessandro (direttore di Rai5). Per non parlare degli esposti contro i lauti compensi pagati a personaggi famosi.
Ma quella del Codacons non è soltanto una battaglia contro, perché alla base di tutto c’è la volontà di avere un servizio pubblico vero, nell’interesse dei cittadini. E infatti ha presentato presso il Ministero dello Sviluppo economico le sue proposte di riforma per la Rai. Inannzitutto quella di un canale unico, interamente pubblico e di servizio, così che si riducano i costi e si rispettino alcuni parametri di qualità che non vengono ancora considerati (come quello sull‘accessibilità da parte di persone non udenti o non vedenti, oppure quella della copertura del segnale, assolutamente scadente in diverse zone del Paese).
Un’altra proposta: obbligare l’azienda ad utilizzare i professionisti interni, senza appaltare qualsiasi cosa all’esterno favorendo “gli amici” e con un ovvio aumento dei costi. C’è poi il bollino blu che dovrebbe indicare al telespettatore quali sono i programmi finanziati con i soldi del canone, per evitare che il cittadino paghi per programmi scadenti o operazioni finanziarie fallimentari. E ancora la trasparenza: bisogna rendere pubblici tutti i compensi di chi lavora in Rai, non per un fatto moralistico, ma per legare i compensi alla resa dei programmi (se un programma va male perché il presentatore o l’ospide dovrebbe avere un compenso elevato?).
Infine, la concessione che è in scadenza: il servizio pubblico deve essere dato con una gara pubblica a chi garantisce la migliore qualità del servizio.
Oltre la Rai, il Codacons ha festeggiato i suoi 40 anni di attività presentando i risultati del rapporto “L’Italia che vogliono gli italiani”, realizzato in collaborazione con il Centro Studi Comitas, raccogliendo oltre 100.000 idee, suggerimenti e consigli dei cittadini per uscire dalla crisi e migliorare il paese sotto ogni aspetto.
Dal rapporto emerge come gli italiani chiedano più legalità, meno burocrazia, e agevolazioni concrete per chi intende fare imprese, attraverso una serie di semplici misure che, se adottate, potrebbero portare enormi benefici ai cittadini, alle aziende e all’economia del paese.
Ecco alcune delle proposte più interessanti contenute nel rapporto:
- Garantire una sorta di “diritto al credito” inserendo la “giusta causa” per la revoca degli affidamenti o la modifica delle condizioni con adeguato preavviso e conforme all’evoluzione del mercato finanziario;
- Azzeramento dei costi burocratici per chi decide di avviare una microimpresa e garanzie sul credito per avviare l’attività;
- I giovani fino a 25 anni possono essere assunti a stipendio netto senza contributi, imposte e tasse, per un periodo massimo di 3 anni;
- Agevolare e premiare l’uso di pagamenti digitali i cui costi di gestione devono essere a carico dello Stato;
- Per consentire una ripresa dei consumi, inserire il TFR in busta paga a condizione agevolate;
- Valutazione dei magistrati; penalizzazioni efficaci per le azioni temerarie e per gli avvocati che le istruiscono.
@Anto_Gior
