Il Codacons ha presentato una formale diffida al Presidente del Consiglio Mario Monti, all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di finanza, in cui si chiede di effettuare controlli a tappeto sugli immobili considerati di interesse storico e artistico, per assicurare il rispetto delle disposizioni vigenti, evitando disparità di trattamento tra i contribuenti e un enorme danno economico per l’Erario. Secondo una ricerca del Codacons in Italia ci sarebbero ben 40.000 dimore di interesse storico-artistico, di cui oltre 2.000 sono destinate ad attività lucrative. Questi immobili, grazie alla legge n. 1089 del 1939, godono di una serie di agevolazioni fiscali. Ad esempio, la riduzione media dell’Ici (75%), l’esenzione dalle tasse di donazione e successione e la detrazione di imposta per i lavori di manutenzioni e restauro al 19% dell’Irpef (per l’Ires riduzione pari alla spesa per l’imponibile). Inoltre è previsto un contributo dello Stato a fondo perduto in conto capitale fino al 50% di spesa e una riduzione imposta di registro (aliquota ridotta al 3% anziché all’8%). Infine, per le locazioni di unità abitative di durata annuale, è previsto un canone libero tassato sulla base della rendita catastale calcolata con le tariffe d’estimo più basse della zona di riferimento; e poi c’è un’esenzione di imposta per le polizze assicurative danni edificio.  
Tale stato di cose – denuncia il Codacons – si pone in insanabile contrasto con gli artt. 3, 9 e 53 della Costituzione, rispettivamente per la disparità di trattamento tra cittadini che si trovano in identiche situazione fiscali ma con diversa contribuzione applicata; per la tutela dei beni storico artistici che viene assicurata mediante sgravi e riduzioni che ricadono su tutta la collettività ma di cui beneficiano i singoli proprietari; per il contributo proporzionale al gettito delle entrate determinato dalla capacità di guadagno”.
“Le agevolazioni di cui godono tali strutture, infatti, produce un minor introito per le casse dello Stato pari a circa 1 miliardo di euro, pur essendo gli immobili in questione spesso utilizzati per feste private e matrimoni, o affittati a carissimo prezzo, rendendo enormi profitti ai loro proprietari, in genere famiglie della passata nobiltà romana”. Della questione il Codacons ha debitamente informato anche la Corte dei Conti, affinché valuti eventuali danni erariali per la collettività.


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