Alcoa, Glencore e il nodo caro energia. Se ne parla da giorni ma qualcosa è stato sottaciuto. In particolare – come sottolinea il senatore Francesco Ferrante, responsabile energia e politiche relative ai cambiamenti climatici del Pd – il fatto che Alcoa ha pagato l’energia la metà del prezzo quotato in borsa e circa un quarto di quanto pagano gli stabilimenti in Germania. “E questa situazione di favore i cittadini italiani la pagano in bolletta da molti anni” aggiunge il senatore.E’ vero che il calo di produttività delle Aziende è dovuto anche all’alto costo che le imprese devono pagare per l’energia, ma è pur vero che questa situazione non riguarda i grandi gruppi piuttosto le piccole e medie imprese, il tessuto produttivo del nostro Paese.
Cosa concorre a fare dell’energia italiana la più cara? Ferrante spiega che “in Italia il gas si paga circa 65 euro/ MWh contro 50 della media Ue, e  non c’entra nulla con le rinnovabili”.
“In questo quadro – aggiunge Ferrante –  non ha davvero senso continuare a buttare la croce addosso ai costi delle rinnovabili che a fronte di incentivi certamente rilevanti hanno avuto il merito di creare un settore dinamico, con un alto tasso di occupazione, oltre ad aver abbassato il prezzo dell’elettricità specie nelle ore centrali della giornata.
Ma il gap italiano si annida nel deficit di infrastrutture per la fornitura del gas e nella rete energetica ancora inadeguata, che  va implementata rapidamente: basti pensare – conclude Ferrante –  che quando finalmente avremo il  cavo che collega la  Sicilia al continente risparmieremo 1mld di euro l’anno.”


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