Bond Argentina, ancora una vittoria di Confconsumatori: banca risarcisce 10.000 euro di danni
L’ennesima vittoria ottenuta da Confconsumatori nell’ambito delle obbligazioni argentine, acquistate da risparmiatori ignari, fa riflettere, soprattutto in un momento delicato come è quello che stiamo vivendo. Nonostante i casi precedenti, tra Cirio Parmalat e Argentina, alcune banche continuano a piazzare ai clienti titoli più o meno tossici. E questo va tutto a discapito dei risparmiatori che rischiano di perdere i soldi messi da parte con tanti sacrifici.
Il Tribunale di Parma ha condannato una banca al risarcimento dei danni, oltre 10.000 euro, patiti da una risparmiatrice a seguito dell’acquisto di titoli argentini, avvenuto nel marzo 2001. Secondo il Tribunale è risultato evidente l’inadempimento dell’istituto perché, dopo che era stato espressamente chiarito alla cliente, con una nota stampata sull’ordine, che si trattava di un investimento inadeguato per oggetto (all’epoca i titoli argentini erano pericolosissimi), mancava nel contratto d’acquisto la dichiarazione scritta della cliente di voler comunque effettuare l’operazione secondo quanto prescritto dall’art. 29 Reg. Consob n. 11522/98.
“Il caso – per l’avvocato Giovanni Franchi, legale Confconsumatori che ha assistito in giudizio la risparmiatrice – è singolare perché la banca è stata condannata a pagare tutto il capitale investito, maggiorato degli interessi, senza dedurre le cedole incassate e l’attuale valore dei titoli argentini, così che per l’associata quell’acquisto può essere definito un vero affare. Trattasi – continua l’avv. Franchi – di una sentenza importantissima, perché dimostra come i titoli argentini nel 2001 non potessero considerarsi sicuri. Anzi, vi sono anche decisioni per le quali quei bond dovevano ritenersi speculativi ed inadeguati per un investitore con scarsa propensione già nel 1998. La sentenza – sempre per l’avv. Franchi – è purtroppo tardiva perché vi sono molte persone nella stessa condizione dell’associata che ormai non possono più fare alcunché per essere ormai decorsi tutti i termini di prescrizione”.