Da oltre un anno, diversi risparmiatori stanno cercando di vendere le azioni delle Cassa di Risparmio di Bolzano in loro in possesso. Senza riuscirci: problema insormontabile per coloro che hanno bisogno di smobilizzare il capitale così investito. A lanciare l’allarme il CTCU che sta seguendo da molto tempo la vicenda e già nel corso dell’anno passato aveva provveduto ad inviare un esposto alla Consob. Ora il CTCU di Bolzano ha deciso di richiedere anche l’intervento dell’Antitrust.
Come noto – spiegano dall’Associazione – a fine del 2012 i vertici della Cassa avevano deciso di apportare alcune modifiche al sistema di negoziazione delle azioni di proprie emissione. Fra dette modifiche, la più penalizzante è stata quella che prevede che il cliente possa impartire ordini di vendita per un quantitativo massimo di 50 azioni alla volta. Detta restrizione costituisce – ad avviso del CTCU – un’ipotesi di pratica commerciale scorretta, motivo per cui la stessa Associazione ha deciso di segnalare la cosa all’AGCM.
Nel periodo fra il 22 ottobre e il 7 dicembre 2012, la Cassa di Risparmio di Bolzano Spa aveva proceduto ad un aumento di capitale sociale pari a 94,5 milioni di euro, collocando 450 mila azioni, sulla base di un utile netto semestrale al 30 giugno 2012 pari a 18 milioni di euro, a fronte poi di un utile netto di fine 2012 di soli 7,6 milioni di euro. Le nuove azioni erano state vendute ad un prezzo di 210 euro.
Il CTCU si chiede se tale enorme differenza di utile poteva essere già nota e comunque conoscibile alla Cassa già nell’autunno del 2012, quando è stato propagandato massicciamente l’aumento di capitale.  L’Associazione si chiede, inoltre, se la Cassa abbia informato adeguatamente ciascun suo azionista circa l’illiquidità del titolo, sia nella fase di acquisizione delle azioni, sia a seguito delle decisioni assunte a fine 2012. All’epoca del collocamento delle azioni, inoltre, non vi era alcuna restrizione nella vendita delle azioni, così che il successivo provvedimento restrittivo della vendita viene vista dai piccoli azionisti come misura ingiustificata e gravemente lesiva.


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