Tra settembre 2016 e luglio 2017 due diversi attacchi informatici hanno violato i dispositivi di sicurezza di Unicredit, esponendo ad acquisizione illegittima e furto i dati anagrafici e bancari di centinaia di migliaia di utenti.

La banca ha presentato esposto alla procura di Milano e divulgato un comunicato stampa dove tuttavia non chiarisce l’elenco completo dei dati che sarebbero stati oggetto di furto informatico.

Rete Consumatori Italia chiama quindi a raccolta i correntisti Unicredit dopo l’attacco informatico che ha esposto i dati di almeno 400.000 utenti all’uso dei pirati.

RCI chiede ad Unicredit di avere maggiori informazioni sull’attacco in modo che sia chiaro se, ad esempio, oltre ai dati anagrafici (che da soli mettono a rischio gli utenti rispetto a possibili furti di identità) e al codice iban del conto corrente, siano stati compromessi anche dati come il saldo di conto corrente, i movimenti, le posizioni creditizie e i finanziamenti e non ultime le informazioni biometriche che dal 2014 la banca raccoglie col sistema FirmaMia.

RCI invita tutti gli utenti a contattare Unicredit al numero già fornito dalla banca (800 323285) o presso le filiali, per sapere se la propria posizione sia stata vittima del furto dati (la Banca ve lo deve dire) e inoltre metterà a disposizione sul sito www.reteconsumatori.com e www.cambiapasso.it informazioni di prima tutela e un modulo di diffida per tutelarsi rispetto alle conseguenze della violazione nel caso in cui, dalle indagini, emerga un difetto nel sistema di misure di sicurezza richieste dal Codice Privacy.

Inoltre, a tutti i correntisti vittime del furto digitale è consigliato di aggiornare le credenziali di accesso di tutti gli account web a cui fino ad oggi potevano accedere con inserimento anche di semplici dati anagrafici (numeri di cellulare incluso): anche se le vostre password sono sicure, non dimenticate che spesso per cambiarle basta inserire dati alternativi come numero di telefono o data di nascita e questo espone a rischi per la sicurezza.

Le Associazioni dei Consumatori promotrici di RCI (Assoutenti – Casa del Consumatore e Codici) interverranno presso Procura della Repubblica, al fine di chiedere agli inquirenti di verificare se la banca abbia rispettato le normative sul trattamento dei dati personali e per quale motivo non abbia denunciato in precedenza quanto accaduto nel 2016.


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