Oltre 4 miliardi di euro in dieci anni: questa la dote del 5 per 1000 andato finora a enti non-profit e Comuni grazie alle scelte dei contribuenti italiani, che anche in questi giorni si trovano alle prese con la dichiarazione dei redditi.

Secondo uno studio di Banca Etica, gli enti beneficiari, complessivamente, sono stati 66.315 (per una media annua di 37 mila). Le preferenze espresse nelle dichiarazioni dei redditi sono state in tutto pari a 109 milioni, con una media annua di 12 milioni di «donatori».

La grande maggioranza delle erogazioni, oltre 2 miliardi di euro, riguardano la Lombardia (1,3 miliardi, il 38% del totale) e il Lazio (circa 700 milioni, il 20%), che insieme raccolgono quasi il 60% dell’intero valore distribuito. Seguono l’Emilia Romagna e il Piemonte col 6%, il Veneto col 5% e via via tutte le altre Regioni.

Dal punto di vista dei beneficiari dei fondi, volontariato e associazionismo sono il principale target del 5 per mille, rappresentando il 56% degli enti e poco meno degli importi erogati (il 53% del totale, pari a circa 1,8 miliardi di euro).

Le associazioni sportive dilettantistiche e le cooperative sociali sono numericamente molto presenti (entrambe con il 13% degli enti, per un totale del 26% dell’universo), ma assai meno efficaci nell’intercettare risorse, cogliendo rispettivamente l’1% e il 4% del totale.

Completamente opposto il ruolo giocato dalle Fondazioni che, rappresentando poco più del 4% degli enti, raccolgono il 36% delle risorse (il 26% solo per la ricerca sanitaria). Abbastanza irrilevante la presenza di Comuni e Pro Loco che, conteggiando il 13% degli enti, non superano il 3% delle risorse assegnate.

Lo studio di Banca Etica su trend e distribuzione geografica dei contributi erogati tramite il 5×1000 ha l’obiettivo di focalizzare gli aspetti connessi al mercato dell’impresa sociale e valutare le trasformazioni in atto nella relazione tra Terzo Settore e pubblica amministrazione e nei sistemi di welfare locale. I dati raccolti e analizzati nella ricerca possono aiutare a comprendere meglio le capacità gestionali delle organizzazioni non-profit e le loro abilità nell’ottenere consenso da parte dei cittadini”, dice il direttore generale di Banca Etica, Alessandro Messina.


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