Tassa di soggiorno, si cambia? Codacons: “No a coprire buchi di bilancio dei Comuni” (Foto Pixabay)

Ampliare la tassa di soggiorno, renderla applicabile a tutti i comuni su base volontaria, far sì che i proventi possano essere destinati a livello comunale anche a decoro e sicurezza. Si lavora a cambiamenti sulla tassa di soggiorno, l’imposta a carico dei turisti che soggiornano nelle strutture ricettive.

E oggi c’è stato un incontro fra la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il viceministro all’Economia Maurizio Leo e il presidente dell’Anci (Associazione comuni italiani) Roberto Pella sul tema della possibile revisione dell’imposta di soggiorno. A stretto giro, il Codacons ribatte: sull’imposta a oggi non c’è trasparenza né rendicontazione pubblica. E si oppone all’eventuale uso dell’imposta per coprire “buchi di bilancio” dei Comuni.

Le ipotesi, e il tavolo tecnico, sulla tassa di soggiorno

Nella riunione di oggi al Ministero del turismo, informa una nota stampa, i partecipanti hanno convenuto sulla “necessità di uniformare e semplificare la disciplina su tutto il territorio nazionale e di renderla applicabile a tutti i comuni su base volontaria. Al centro del confronto – prosegue la nota – il tema di far diventare l’imposta di soggiorno imposta di scopo per restituire soldi al settore del Turismo, garantendo gli ambiti e la possibilità, come richiesto da Anci, di destinare l’imposta anche a decoro urbano e sicurezza; sarà convocato per questo la prossima settimana un tavolo tecnico”.

Il tavolo studierà le fasce di prezzo “per rendere l’imposta proporzionale al costo della stanza e pagabile a persona”.

Imposta di soggiorno, Codacons: a oggi manca trasparenza

La tassa di soggiorno è stata introdotta nel 2011 e permette ai Comuni di decidere l’applicazione di un’imposta a carico dei turisti che soggiornano nelle strutture ricettive. In genere viene pagata dal turista alla fine del soggiorno; ha un costo che varia da 1 a 5 euro al giorno a persona, anche superiore nel caso di Comuni con elevati flussi turistici.

Oggi, spiega il Codacons, la tassa di soggiorno varia da 1 a 10 euro a ospite per notte, a seconda della località e del tipo di struttura ricettiva. L’associazione ha stimato che dall’imposta arrivino ai Comuni fondi per oltre 700 milioni di euro.

Davanti alla riunione odierna e alla possibile revisione dell’imposta, il Codacons ha espresso “netta contrarietà” all’ipotesi di destinare la tassa di soggiorno a scopi diversi da quelli turistici.

«I turisti non possono essere usati come bancomat dai comuni per prelevare soldi in assenza di certezze circa il reale utilizzo dei proventi della tassa di soggiorno – ha detto il presidente Carlo Rienzi – Qualsiasi rimodulazione dell’imposta o modifica di destinazione delle risorse dovrà essere vincolata all’obbligo per i comuni di pubblicare in modo chiaro e fino all’ultimo centesimo il reale utilizzo dei fondi raccolti, anche attraverso la creazione di una apposita piattaforma accessibile a tutti»

I comuni che applicano la tassa di soggiorno, spiega ancora l’associazione, sono 1.259 al 2023 per un incasso totale di 792 milioni di euro solo lo scorso anno.

“Sulla tassa di soggiorno, tuttavia, manca del tutto – afferma il Codacons – la trasparenza circa l’uso che le amministrazioni comunali fanno di tali risorse, e nessuno sa come i comuni utilizzino i fondi derivanti dall’imposta, col rischio concreto che gli incassi non siano usati per finalità turistiche come invece prevede la norma. Manca quindi una rendicontazione pubblica e accessibile a tutti, al pari di quella prevista per i proventi delle sanzioni stradali, che consenta ai cittadini di capire come vengano usate le risorse raccolte e quali interventi finanzino concretamente”.


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