Trasporto ferroviario, Pendolaria 2024: “Mezzogiorno dimenticato”
Pendolaria di Legambiente fotografa il trasporto ferroviario regionale fra ritardi e divari territoriali. Grande dimenticato è il Mezzogiorno con treni vecchi e lenti, linee chiuse, ritardi cronici. Ma si pensa al Ponte sullo Stretto
Attenzione, dibattito pubblico e risorse economiche si concentrano sul Ponte sullo Stretto di Messina e non guardano ai problemi irrisolti del trasporto ferroviario nel Sud Italia (e non solo). In Italia il trasporto ferroviario si dipana fra nodi irrisolti, ritardi, convogli lenti e vecchi, forti differenze fra quantità e qualità del servizio fra Nord e Sud. Il grande dimenticato è il Mezzogiorno, dove le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono ancora distanti dal resto d’Italia. Senza contare i tempi di percorrenza biblici: da Trapani a Ragusa ci si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali.
Il nuovo report Pendolaria 2024 di Legambiente racconta ancora una volta lo stato del trasporto ferroviario regionale, con un focus sul Mezzogiorno e sul progetto del Ponte sullo Stretto – del quale Legambiente denuncia le “fake news”.
Fake News, ponte sullo stretto. Fonte Legambiente
Il trasporto ferroviario fra annunci e realtà
Mentre il numero dei viaggiatori torna a salire, la situazione del trasporto ferroviario è ferma.
“L’eterna rincorsa all’annuncio sulle grandi opere, dannose e perlomeno discutibili in termini di utilità, hanno spostato ancor di più l’attenzione rispetto ai veri problemi di chi si muove in treno ogni giorno, ignorando l’importanza di avere servizi efficienti e puntuali – si legge nel dossier Pendolaria – Il rischio concreto è ignorare le “piccole” opere che farebbero grande il Paese: raddoppi e passanti ferroviari, potenziamenti e velocizzazioni, nuove stazioni, elettrificazioni”.
Mentre conferma il divario fra Nord e Sud, Legambiente racconta anche di prospettive poco incoraggianti: “Nell’ultima legge di bilancio, approvata lo scorso dicembre, per la prima volta dal 2017 non sono stati neanche previsti fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie, e filovie, così come per la ciclabilità e la mobilità dolce”.
“Il Mezzogiorno dimenticato”
Il Mezzogiorno è il grande dimenticato nel trasporto ferroviario perché ci sono ritardi, treni vecchi, una percentuale enorme di binari a senso unico. Nel Sud Italia le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono ancora distanti dai livelli del resto d’Italia.
“Al Sud i treni sono più vecchi, l’età media dei convogli è di 18,1 anni, in calo rispetto a 19,2 anni del 2020 e dei 18,5 del 2021, ma ancora molto lontana dai 14,6 anni del nord. Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni”.
Fra le dodici peggiori linee ferroviarie che Legambiente segnala per quest’anno, quattro sono al Sud. Fra queste ci sono le ex linee circumvesuviane (142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la direttrice costiera verso Sorrento, sia sul versante interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino sarnese), la linea Catania- Caltagirone-Gela, la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria (new entry) e la linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari.
C’è il capitolo dolente delle linee ferroviarie chiuse e sospese da anni. Un esempio è la linea della Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), quella della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) o quelle delle linee a scartamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni e dove non vi è alcun progetto concreto di riattivazione.
In Sicilia ci sono 1.267 km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km, mentre non sono elettrificati 689 km, pari al 46,2% del totale. E poi i lunghissimi tempi degli spostamenti via treno.
Ponte sullo Stretto vs priorità dei pendolari
In tutto questo, il dibattito pubblico ruota intorno ai progetti di realizzazione dell’opera faraonica per eccellenza, quel Ponte sullo Stretto di Messina che vede una spesa complessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro, suddivisi in 9 anni. Un’opera, ribadisce Legambiente, “inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico”.
Da qui l’appello dell’associazione al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini: “Il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità. Il Sud, a partire dalla Calabria e dalla Sicilia, non ha bisogno del Ponte sullo stretto di Messina, ma di potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni, di puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra, di migliorare il trasporto via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici”.
«Bisogna invertire la rotta – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – e puntare su importanti investimenti per il nostro Paese, a partire dal Mezzogiorno, finanziando le prioritarie infrastrutture: ossia nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni, veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, garantendo accessibilità e uno spostamento dignitoso e civile. Il Governo Meloni non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. Oggi la vera sfida da realizzare al 2030 è quella di un cambiamento profondo della mobilità nella direzione della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali».