Servizio taxi, Antitrust chiede ai Comuni di aumentare licenze e flessibilità dei turni (Foto Pixabay)

Adeguare il numero delle licenze alla domanda. Rendere effettivo il monitoraggio della qualità del servizio. Far sì che i turni siano più efficienti e flessibili. Fornire un adeguato servizio di trasporto per le persone con disabilità grave. Sono gli interventi che l’Antitrust chiede ai Comuni in relazione al servizio taxi, che sconta da tempo gravi criticità, lunghe attese, corse insufficienti. Continua dunque l’attività dell’Antitrust, che già ad agosto aveva inviato una prima richiesta di informazioni ai Comuni di Milano, Napoli e Roma e alle principali cooperative e piattaforme per la prenotazione dei taxi per valutare le condizioni di fornitura del servizio e far luce sui gravi disservizi riscontrati dall’utenza.

A novembre 2023 la stessa Autorità aveva segnalato ai tre comuni “ “una diffusa e strutturale inadeguatezza del numero delle licenze attive rispetto alla domanda del servizio taxi. Questa situazione ha generato un numero molto elevato di richieste inevase e di tempi eccessivamente lunghi di attesa per l’erogazione del servizio”.

Servizio taxi, cosa non funziona

L’Autorità aveva inviato a Roma, Milano e Napoli una segnalazione con le principali criticità individuate nel servizio taxi: la strutturale insufficienza delle licenze per soddisfare la domanda (che genera un numero molto elevato di richieste inevase e tempi di attesa eccessivamente lunghi); una diffusa inerzia dei Comuni nel richiedere alle cooperative di taxi le informazioni necessarie a verificare l’adeguatezza del servizio, con esiti negativi in termini di rilevazione e correzione tempestiva di eventuali criticità; un’eccessiva rigidità del regime dei turni.

A seguire, a novembre dello scorso anno, l’Antitrust ha rivolto un’altra richiesta di informazioni ai Comuni e alle cooperative di taxi di Bologna, Firenze, Genova, Palermo e Torino.

“Nel Comune di Palermo – informa una nota – è emersa la strutturale carenza dell’offerta e l’assenza di controlli e di misure di regolamentazione flessibile dei turni, mentre nel Comune di Firenze è risultata la mancanza di un meccanismo di monitoraggio sull’erogazione e sulla qualità del servizio, per cui l’Autorità ha deciso di inviare ai medesimi una segnalazione in cui sono state evidenziate tali criticità”.

L’Antitrust non ha invece trovato particolari criticità nei Comuni di Bologna, Genova e Torino, e dunque ai tre comuni non sono state inviate comunicazioni.

Come migliorare il servizio taxi

Cosa fare per migliorare il servizio taxi? Nelle segnalazioni, l’Antitrust suggerisce alcune misure correttive.

Prima di tutto occorre “adeguare il numero delle licenze alla domanda spingendo l’aumento oltre il tetto del 20% fissato in via straordinaria nel cosiddetto decreto Asset (n. 104/2023 convertito nella legge 9 ottobre 2023, n. 136)”. Serve dunque adottare in tempi brevi bandi di concorso pubblico per l’assegnazione delle nuove licenze.

Bisogna poi “rendere stabile ed effettivo il monitoraggio sulla qualità del servizio, richiedendo, almeno annualmente, alle cooperative di taxi le informazioni necessarie per stabilire se il numero di licenze attive sia sufficiente a soddisfare la domanda, rendendo pubblico l’esito del monitoraggio”.

Misure aggiuntive sono poi la regolamentazione delle doppie guida, l’implementazione del taxi sharing e l’efficientamento dei turni. “Nell’ottica di mantenere un adeguato livello del servizio taxi per il trasporto di soggetti portatori di handicap di particolare gravità – conclude l’Antitrust – i Comuni devono adeguare, laddove necessario, il numero di licenze taxi rilasciate a vetture attrezzate per svolgere questo particolare servizio”.


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