
Piattaforme e motori di ricerca, Big Tech sotto sorveglianza Ue per rispettare gli obblighi sui servizi digitali (Foto di Pixelkult da Pixabay)
Piattaforme e motori di ricerca, Big Tech sotto sorveglianza Ue per gli obblighi sui servizi digitali
Le Big Tech hanno quattro mesi di tempo per rispettare gli obblighi imposti dall’Unione europea col regolamento sui servizi digitali. Si parte da 19 piattaforme e motori di ricerca, da Amazon a Facebook, da Google a YouTube
Le Big Tech hanno quattro mesi di tempo per rispettare gli obblighi imposti dall’Unione europea col regolamento sui servizi digitali. Piattaforme social e motori di ricerca dovranno contrassegnare gli annunci pubblicitari come tali e non selezionare la pubblicità sulla base di dati sensibili. Ci sarà lo stop alla pubblicità mirata basata sulla profilazione dei minori. Le piattaforme dovranno agire per limitare i rischi di disinformazione.
Più potere agli utenti, maggiore tutela dei minori e meccanismi di trasparenza sono insomma alla base degli obblighi che motori di ricerca a piattaforme dovranno rispettare. Si parte dalle più grandi. La Commissione europea ha infatti adottato le prime decisioni di designazione a norma del regolamento sui servizi digitali, che riguardano 17 piattaforme online di dimensioni molto grandi e 2 motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, con un raggio d’azione di almeno 45 milioni di utenti attivi al mese.
Le piattaforme sono Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Booking.com, Facebook, Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, YouTube e Zalando. I motori di ricerca sono Bing e Google Search
Le piattaforme sono state designate sulla base dei dati utente che erano tenute a pubblicare entro il 17 febbraio 2023.
Servizi digitali, tutele e trasparenza
Il regolamento sui servizi digitali stabilisce nuovi obblighi globali per le piattaforme online relativi alla riduzione dei danni e al contrasto dei rischi online, introduce forti tutele per i diritti degli utenti online e colloca le piattaforme digitali in un nuovo quadro unico di trasparenza e responsabilità.
«Oggi (ieri, ndr) è un giorno importante per la normativa digitale: inizia il conto alla rovescia per 19 piattaforme e motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, che dovranno conformarsi appieno agli obblighi specifici imposti dal regolamento sui servizi digitali», ha detto Thierry Breton, commissario per il Mercato interno.
Più responsabilità per piattaforme e motori di ricerca, e più controllo sulla vita online per i consumatori: questo l’obiettivo delle norme europee sui servizi digitali. Le 19 Big Tech avranno ora quattro mesi di tempo per conformarsi a tutti i nuovi obblighi stabiliti dal regolamento sui servizi digitali, che “mirano a conferire autonomia e responsabilità e a proteggere gli utenti online, compresi i minori, imponendo ai servizi designati di valutare e attenuare i propri rischi sistemici e di predisporre solidi strumenti di moderazione dei contenuti”, spiega Bruxelles.
Più potere agli utenti
Cosa significa? Internauti e utenti dei servizi digitali dovranno essere informati con chiarezza sul motivo per cui ricevono determinate raccomandazioni e avranno il diritto di non partecipare ai sistemi di raccomandazione basati sulla profilazione. Gli utenti dovranno poter segnalare facilmente i contenuti illegali e le piattaforme saranno tenute a esaminare con diligenza le segnalazioni.
Gli annunci pubblicitari non potranno essere selezionati sulla base dei dati sensibili dell’utente, come l’origine etnica, le opinioni politiche, dati sulla salute e sull’orientamento sessuale. Le piattaforme devono contrassegnare tutti gli annunci pubblicitari come tali e informare gli utenti su chi li promuove.
Le azioni a protezione dei minori
Le piattaforme dovranno riprogettare i loro sistemi per garantire un livello elevato di tutela della vita privata, di sicurezza e di protezione dei minori. Non è più permessa la pubblicità mirata basata sulla profilazione dei minori. Dovranno essere fatte valutazioni dei rischi anche sulla salute mentale, da presentare alla Commissione; servizi e interfacce dovranno essere ridefiniti per attenuare i rischi.

Meno disinformazione e più trasparenza
Per avere meno disinformazione, piattaforme e motori di ricerca dovranno adottare misure per affrontare i rischi connessi alla diffusione di contenuti illegali online e agli effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione. Dovranno avere meccanismi che permettono agli utenti di segnalare i contenuti illegali, prendere provvedimenti rapidi sulla base delle notifiche ricevute e predisporre misure di attenuazione, ad esempio per contrastare la diffusione della disinformazione e l’uso non autentico dei loro servizi.
Più trasparenza, infine, sull’attività svolta. Le piattaforme devono garantire che le loro valutazioni dei rischi e la loro conformità a tutti gli obblighi imposti dal regolamento sui servizi digitali siano sottoposte a un audit esterno e indipendente e dovranno dare ai ricercatori l’accesso ai dati accessibili al pubblico. In un secondo tempo sarà istituito un meccanismo specifico per i ricercatori abilitati. Ci saranno poi relazioni di trasparenza da parte delle Big Tech sulle decisioni di moderazione dei contenuti e sulla gestione dei rischi.
Piattaforme e motori di ricerca hanno ora quattro mesi di tempo per adeguarsi al regolamento sui servizi digitali e per presentare alla Commissione europea la prima valutazione annuale dei rischi. Di cosa si tratta? Le piattaforme, spiega Bruxelles, “dovranno individuare, analizzare e attenuare un’ampia gamma di rischi sistemici, dal modo in cui i contenuti illegali e la disinformazione possono essere amplificati attraverso i loro servizi fino all’impatto sulla libertà di espressione e sulla libertà dei media. Analogamente, dovranno essere valutati e attenuati i rischi specifici relativi alla violenza di genere online e alla protezione online dei minori e della loro salute mentale. I piani di attenuazione dei rischi delle piattaforme e dei motori di ricerca designati saranno oggetto di audit e di vigilanza indipendenti da parte della Commissione”.
