Strategia per l’intelligenza artificiale, MDC: “Nessuno venga lasciato indietro” (Foto di Gerd Altmann da Pixabay)

La Strategia italiana per l’Intelligenza artificiale è un passo avanti ma rischia di rimanere un libro dei sogni senza un sostegno contro il digital divide. Con questa visione il Movimento Difesa del Cittadino interviene sul piano per l’IA, pubblicato online dall’Agenzia per l’Italia digitale, all’indomani della pubblicazione dell’AI Act sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

L’intelligenza artificiale e i suoi sviluppi, anzi la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, rischia infatti di amplificare le disuguaglianze sociali. Sul tavolo non ci sono solo gli sviluppi tecnologici ma, come per molti altri aspetti, le competenze digitali dei cittadini, o meglio le lacune di molti. “Nessuno venga lasciato indietro” diventa dunque il monito nei confronti delle potenzialità dell’IA e più in generale dello sviluppo tecnologico.

La Strategia italiana per l’intelligenza artificiale

A pochi giorni dalla pubblicazione dell’AI Act sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e dall’inizio delle audizioni in Commissione, presso il Senato della Repubblica, del disegno di legge sull’intelligenza artificiale, l’Agid ha pubblicato online il documento integrale della Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026.

Il testo è stato redatto da un Comitato di 14 esperti per “supportare il Governo nella definizione di una normativa nazionale e delle strategie relative a questa tecnologia”.

Dopo l’analisi del contesto, il documento definisce azioni strategiche che sono raggruppate in quattro macroaree: Ricerca, Pubblica Amministrazione, Imprese e Formazione.

«La strategia elaborata dal Comitato inquadra l’intelligenza artificiale come un concreto motore di sviluppo per il nostro Paese, valorizzando le nostre peculiarità e promuovendo lo sviluppo e l’adozione di soluzioni trasparenti e affidabili, in sintonia con i nostri valori», ha affermato il Coordinatore del Comitato, Prof. Gianluigi Greco.

Il documento evidenzia ad esempio la tradizione accademica italiana e lo sviluppo della ricerca sull’IA – l’Università italiana non ha assistito da spettatrice alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale – ma riconosce che su altre questioni l’Italia è indietro. È  ultima fra gli stati membri Ue per numero di laureati nel settore ICT e al quartultimo posto per percentuale di cittadini che possiede competenze digitali di base (45,60%).

L’Italia si posiziona bene per ricerca sull’IA ma è indietro nel tessuto produttivo.

“A fronte di un ecosistema così dinamico nell’ambito dell’Università e della ricerca, – si legge nella Strategia – le ricadute sul tessuto produttivo e imprenditoriale restano tuttavia ancora piuttosto limitate. Solo il 15% delle piccole e medie imprese (PMI) italiane ha avviato un progetto pilota di IA nel 2022; un valore assolutamente troppo basso, seppure in crescita di 9 punti percentuali rispetto all’anno precedente; inoltre, circa 600 sono i brevetti in AI e poco più di 350 risultano le start-up di IA fondate a partire dal 2017, dato che ci colloca quale fanalino di coda in Europa”.

MDC: non possiamo permetterci un aumento delle disuguaglianze sociali

La strategia italiana per l’intelligenza artificiale, argomenta allora MDC, “rappresenta un passo avanti significativo per l’Italia nel campo dell’Intelligenza Artificiale (IA), ma evidenzia anche alcune criticità che necessitano di attenzione immediata da parte del Governo”.

Spiega l’avvocato Francesco Luongo, esperto del Movimento Difesa del Cittadino: «È cruciale che il piano del Governo metta i cittadini al centro delle politiche sull’IA. Non possiamo permetterci che la rivoluzione dell’IA amplifichi le disuguaglianze sociali. È necessario un impegno concreto per garantire che tutti i cittadini, indipendentemente dal loro livello di competenze digitali, possano beneficiare delle innovazioni tecnologiche in modo equo e sicuro».

Il richiamo è dunque alle competenze digitali e al rischio di aumentare le disuguaglianze.

L’intelligenza artificiale, spiega MDC, può sicuramente migliorare tanti aspetti della vita quotidiana (servizi pubblici, accesso alla salute, educazione, sostenibilità ambientale) ma “il documento considera gli italiani provetti informatici, già in grado di essere partecipanti attivi nel processo di trasformazione digitale”.

L’ambiziosa strategia “non affronta adeguatamente le disuguaglianze digitali e le lacune nelle competenze digitali, che rischiano di escludere una parte significativa della popolazione dai benefici dell’IA”, spiega ancora l’associazione.

Servono investimenti in educazione digitale e formazione per preparare i cittadini e le PMI alle sfide dell’IA. L’associazione invita dunque il Governo “a rivedere la strategia periodicamente, consultando anche le rappresentanze dei cittadini su cui l’impatto della IA rischia di essere problematico, ponendo maggiore enfasi sulla formazione e sull’inclusione digitale, e assicurando che la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini sia una priorità. Solo attraverso un approccio integrato e inclusivo l’Italia potrà sfruttare appieno le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, garantendo al contempo che nessuno venga lasciato indietro”.


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