Concorrenza, la Commissione europea mette sotto accusa Amazon
La Commissione europea mette sotto accusa Amazon per l’uso dei dati non pubblici di venditori indipendenti e per le pratiche commerciali di e-commerce. Margrethe Vestager: “Amazon ha distorto illegalmente la concorrenza nel mercato retail online”
La Commissione europea mette sotto accusa Amazon. Abuso di posizione dominante e presunte pratiche sleali sono al centro delle preoccupazioni espresse dalla Commissione, che ha formalmente messo sotto accusa Amazon e ha aperto una seconda indagine formale sul colosso dell’e-commerce. La Commissione contesta ad Amazon l’uso dei dati non pubblici dei venditori indipendenti e le pratiche commerciali di e-commerce seguite.
«Amazon ha distorto illegalmente la concorrenza nel mercato retail online», ha detto la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager illustrando le contestazioni mosse ad Amazon.
La sentenza dovrebbe arrivare il prossimo anno. In caso di conferma dell’accusa, Amazon rischia una multa fino 10% delle sue entrate globali per circa 28 miliardi di dollari.
Amazon e l’uso dei dati dei venditori indipendenti
La Commissione europea ha inviato una lettera di addebiti a Amazon «con la conclusione preliminare che Amazon ha falsato illegalmente la concorrenza nei mercati al dettaglio online – ha detto Vestager – La Commissione ha anche deciso oggi di aprire una seconda indagine sulle pratiche commerciali di e-commerce di Amazon».
Nel luglio scorso la Commissione ha avviato un’indagine per valutare l’uso di dati sensibili da parte di Amazon. Si tratta di dati che vengono da rivenditori indipendenti che vendono sul mercato di Amazon.
La conclusione preliminare cui è arrivata la Commissione è che «Amazon ha abusato illegalmente della sua posizione dominante come fornitore di servizi di mercato in Germania e Francia, i più grandi mercati per Amazon nell’UE».
Il ruolo cruciale dell’e-commerce e quello di Amazon
“Sappiamo tutti quanto sia importante l’e-commerce oggi. E l’attuale crisi ha dimostrato ancora di più che l’acquisto online è ormai comune per molti di noi – spiega Vestager – Le persone acquistano online più spesso e per una crescente varietà di prodotti. Il valore delle vendite online in Europa è cresciuto costantemente ed è quasi raddoppiato negli ultimi 5 anni, raggiungendo quasi 720 miliardi di euro quest’anno rispetto ai quasi 375 miliardi di euro del 2015. Amazon è al centro di questo sviluppo del mercato. Più del 70% dei consumatori in Francia e più dell’80% dei consumatori in Germania che hanno effettuato acquisti online hanno acquistato qualcosa da Amazon negli ultimi 12 mesi».
Amazon come piattaforma ha un ruolo duplice. Da un lato gestisce un mercato che permette a venditori di terze parti di offrire i loro prodotti ai consumatori; dall’altro è anche rivenditore sulla propria piattaforma. Amazon quindi compete direttamente con i venditori terzi che si affidano alla sua piattaforma per vendere i loro prodotti.
Amazon e il potere dell’algoritmo
La Commissione europea ha analizzato un campione di dati che copre oltre 80 milioni di transazioni e circa 100 milioni di liste di prodotti sui mercati europei di Amazon. E contesta l’uso dei dati sensibili non pubblici di terze parti, fatto appunto dal gigante dell’e-commerce. Il business viene deciso sulla base degli algoritmi. E alla base degli algoritmi ci sono i dati.
«Dati aziendali molto granulari e in tempo reale relativi agli elenchi e alle transazioni di venditori di terze parti sulla piattaforma Amazon, alimentano sistematicamente gli algoritmi dell’attività di vendita al dettaglio di Amazon – spiega Vestager – È sulla base di questi algoritmi che Amazon decide quali nuovi prodotti lanciare, il prezzo di ogni singola offerta, la gestione delle scorte e la scelta del miglior fornitore per un prodotto».
Amazon ottiene dati per ogni venditore, ogni prodotto elencato e ogni acquisto sulla sua piattaforma. È un caso dunque di big data, ha detto Margrethe Vestager: «La nostra indagine mostra che Amazon è in grado di aggregare e combinare i dati dei singoli venditori in tempo reale e di trarre conclusioni precise e mirate da questi dati».
Amazon, i dati, il business
I dati servono in pratica per fare scelte di business produttive, vantaggiose e con rischi minimi. I rivenditori, spiega la Commissione, si assumono dei rischi quando investono in nuovi prodotti o scelgono un certo livello di prezzo. Attraverso l’uso dei dati raccolti Amazon può evitare di assumersi questi rischi e usare i dati dei venditori di terze per parti per le sue decisioni aziendali, che a quel punto saranno più facili, più redditizie e meno rischiose.
In molte categorie di prodotti popolari, spiega la Commissione, Amazon elenca meno del 10% dei prodotti disponibili sulla sua piattaforma, ma realizza il 50% o più di tutti i ricavi della categoria.
«Siamo quindi giunti alla conclusione preliminare – dice Vestager – che l’utilizzo di questi dati consente ad Amazon di concentrarsi sulla vendita dei prodotti più venduti. Ciò marginalizza i venditori di terze parti e limita la loro capacità di crescita».
La seconda indagine verso Amazon
L’antitrust europeo ha inoltre avviato una seconda indagine sul possibile trattamento preferenziale delle offerte fatto da Amazon nei confronti di venditori che usano i servizi di logistica e consegna della società stessa.
L’indagine si concentrerà sulla “Buy Box” e sull’etichetta Prime di Amazon, e sul loro rapporto con l’utilizzo dei servizi di logistica e consegna di Amazon. I consumatori Prime sono molto importanti e appetibili sia per il loro numero, in crescita costante, sia perché spendono in media di più degli altri.
«Tutte e due le indagini sulle pratiche commerciali di Amazon – ha detto Vestager – si concentrano sui problemi di concorrenza che sono cruciali nell’odierna economia delle piattaforme, dove sempre più aziende dipendono da piattaforme dominanti e dove sempre più consumatori utilizzano i servizi di queste piattaforme».
Il ruolo di chi si occupa di concorrenza è dunque quello di «mantenere aperti questi mercati e garantire una concorrenza non falsata».
Amazon: “Non siamo d’accordo”
Amazon dal canto suo respinge le accuse.
«Non siamo d’accordo con le affermazioni preliminari della Commissione europea e continueremo a impegnarci per assicurare un’accurata comprensione dei fatti – si legge in una nota aziendale – Amazon rappresenta meno dell’1% del mercato al dettaglio globale e ci sono rivenditori più grandi in tutti i paesi in cui operiamo. Nessuna azienda più di Amazon si occupa delle piccole imprese o ha fatto di più per supportarle negli ultimi due decenni».