lente di ingrandimento

Concorrenza, protezione dei dati personali, pluralismo informativo. Sono i tre temi che si intrecciano quando si parla di Big Data, di economia e società digitale. L’uso intensivo dei Big Data è un fenomeno che riguarda sempre più economia e società.

«Agli indubbi vantaggi in termini di riduzione dei costi di transazione per imprese e cittadini-consumatori, si affiancano nuovi rischi sotto il profilo concorrenziale, della protezione del dato personale e del pluralismo informativo».

Così si legge nelle Linee guida e raccomandazione di policy sui Big Data, frutto di una indagine congiunta fatta dall’Antitrust, dall’Agcom e dal Garante Privacy.

L’indagine congiunta delle Autorità

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e il Garante per la protezione dei dati personali hanno infatti pubblicato le linee guida per i Big Data, un documento frutto dell’indagine avviata dalle tre Autorità per comprendere le implicazioni dello sviluppo di un’economia digitale, fondata appunto sulla raccolta e analisi di una mole sempre più grande di dati, su privacy, tutela della concorrenza e del consumatore.

Durante l’indagine ci sono state circa quaranta audizioni. Sono state ascoltati gli operatori della data economy e delle telecomunicazioni, dei settori finanziari e dell’editoria, insieme a esperti e accademici. Il documento finale, avvertono le tre Autorità in una nota congiunta, sarà disponibile a breve.

L’indagine sui Big Data è partita a maggio 2017. Il documento pubblicato oggi riconosce che «lo sviluppo dell’economia data driven ha implicazioni non solo sul funzionamento dei mercati e sul benessere dei consumatori, ma anche sotto il profilo sociale e democratico».

 

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Big Data, ai vantaggi si affiancano rischi su concorrenza, privacy e pluralismo informativo

 

Sviluppo equilibrato dell’economia digitale

Il documento espone dunque 11 linee guida. Al primo posto la seguente indicazione: «Governo e Parlamento si interroghino sulla necessità di promuovere un appropriato quadro normativo che affronti la questione della piena ed effettiva trasparenza nell’uso delle informazioni personali (nei confronti dei singoli e della collettività)».

La disponibilità di enormi volumi di dati in capo ai grandi operatori digitali, qui Big Tech attivi in tutto il mondo, insieme alla capacità di usarli ed elaborarli, «ha dato luogo – si legge nelle linee guida – a inedite forme di sfruttamento economico del dato e della sua valorizzazione ai fini della profilazione algoritmica legata a diversi scopi commerciali, generando nuove concentrazioni di potere, inteso non solo come ‘potere di mercato’, ma più in generale come potere economico e potere tout court, interessando i diritti fondamentali, i profili concorrenziali, il pluralismo e la stessa tenuta dei sistemi democratici».

L’attuale assetto istituzionale, prosegue il report, è adeguato a tutelare i diritti fondamentali, i dati personali e la concorrenza. Lo è un po’ meno per la tutela del pluralismo informativo. Per l’overload informativo che pesa sui cittadini e la scarsa trasparenza delle fonti informative. Insieme alla profilazione dei contenuti proposti agli utenti.

Le linee guida dicono dunque che «Governo e Parlamento hanno la responsabilità di assicurare lo sviluppo equilibrato della cd economia digitale nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché di interrogarsi sulla necessità di promuovere un appropriato quadro normativo che affronti la questione della piena ed effettiva trasparenza e liceità nell’uso dei dati personali».

Asimmetrie e pluralismo

Subito dopo, al punto 2, viene l’indicazione di rafforzare la cooperazione internazionale sul disegno di policy per il governo dei Big Data. Da sottolineare, ancora, il richiamo alla riduzione delle disparità e delle asimmetrie informative (punto 4). Le linee guida prevedono infatti di «ridurre le asimmetrie informative tra utenti e operatori digitali, nella fase di raccolta dei dati, nonché tra le grandi piattaforme digitali e gli altri operatori che di tali piattaforme si avvalgono».

C’è poi un richiamo al pluralismo online (punto 6): «Introdurre nuovi strumenti per la promozione del pluralismo online, la trasparenza nella selezione dei contenuti nonché la consapevolezza degli utenti circa i contenuti e le informazioni ricevute online». Le linee guida stilate dalle tre Autorità prevedono ancora l’agevolazione della portabilità e della mobilità dei dati fra le diverse piattaforme e la tutela del consumatore.


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