
Packaging sostenibile, i consumatori di bio dicono sì
Packaging sostenibile, i consumatori dicono sì
I consumatori preferiscono il packaging sostenibile. Quando sono messi di fronte a un nuovo imballaggio realizzato per prodotti biologici, l’85% sceglie quello sostenibile
I consumatori scelgono il packaging sostenibile. Quando sono messi di fronte a un nuovo imballaggio, a un pacco di pasta confezionato in carta, a un vasetto di yogurt in vetro, a confezioni compostabili per frutta e verdura, l’85% sceglie il packaging sostenibile invece di quello “tradizionale”. La transizione all’imballaggio sostenibile, avviata da alcune imprese del bio, viene promossa dai consumatori italiani.
È quello che emerge dall’anticipazione dello studio fatto da Nomisma per Assobio sull’impegno delle aziende nella transizione verso un packaging più sostenibile, presentato nell’ambito di Sana 2021.
Mercato del bio in crescita
Il mercato del biologico è in crescita, dice l’Osservatorio Sana 2021, e il bio è entrato nel carrello della spesa di sempre più consumatori.
Le vendite di prodotti biologico sono cresciute del 133% negli ultimi dieci anni e hanno raggiunto un valore di quasi 4,6 miliardi di euro a luglio 2021. Di questi, 3,9 miliardi sono nei consumi domestici.
I consumatori di prodotti biologici sono aumentati nel tempo. Nel 2012 erano 13 milioni le famiglie che avevano comprato bio almeno una volta nell’ultimo anno; oggi sono invece 23 milioni. Naturalmente i consumatori di prodotti bio hanno un identikit ben definito, specialmente gli utenti frequenti, che più spesso e in modo abituale comprano biologico. I “frequent user” sono più spesso famiglie a medio-alto reddito e istruzione, famiglie con bambini piccoli, vegetariani e vegani.

Il packaging del prodotto bio deve essere sostenibile
In ogni caso, i prodotti bio sono parte del carrello della spesa degli italiani, una componente “strutturale” ormai. Da qui l’interesse verso il packaging sostenibile. Secondo l’Osservatorio Sana 2021, «il packaging del prodotto bio deve essere sostenibile, il che si traduce, per il 52% dei consumatori, in una confezione riciclabile al 100% oppure totalmente compostabile (per un altro 27%)».
Da qui anche le azioni delle aziende e delle imprese bio in favore della sostenibilità su versante appunto degli imballaggi. Significa abbandonare la plastica verso materiali riciclati, riciclabili e ottenuti da fonti rinnovabili. Le imprese, dice l’indagine Nomisma per Assobio, «vanno così incontro alle nuove richieste del consumatore che nella scelta di un prodotto BIO privilegia innanzitutto due driver: l’origine (42%) e le caratteristiche del packaging (21%)».
I consumatori apprezzano gli imballaggi sostenibili
Gli aspetti che riguardano la confezione e l’imballaggio sono diversi: sostenibilità del materiale usato, preferenza per un materiale specifico, leggerezza e assenza di imballaggi eccessivi, confezioni plastic free, informazioni in etichetta e impatto ambientale del prodotto.
Nomisma ha dunque realizzato per Assobio «un’analisi di 6 case history aziendali (Pizzi Osvaldo, Probios, Alce Nero, Naturasì, Scaldasole e Coop I tesori della Terra), che hanno consentito di mettere a fuoco il percorso di adozione di un packaging sostenibile nell’impresa ed i relativi costi. Sono stati analizzati – informa una nota – il passaggio dal pacco in plastica a quello in carta nella pasta secca, l’impiego della carta o del vetro per il vasetto di yogurt e la realizzazione di una confezione interamente compostabile per i prodotti ortofrutticoli».
I risultati finali saranno presentati a ottobre. Le anticipazioni diffuse oggi dicono che il percorso per realizzare imballaggi sostenibili è stato complesso, con tempi di confezionamento più lunghi, costi maggiori e altre difficoltà legate sia all’ideazione sia all’operatività dei nuovi imballaggi. Quello che emerge da subito è il favore dei consumatori. Per i consumatori di prodotti bio, è del resto abbastanza intuitivo e distintivo che la qualità del prodotto biologico debba accompagnarsi anche alla qualità dell’imballaggio.
«Questi sforzi sono premiati dal consumatore – dice Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma – che posto a scegliere fra la precedente confezione e quella più sostenibile dichiara una netta preferenza per quest’ultima: l’85% sceglie, infatti, il nuovo packaging sostenibile, il 9% dichiara di preferire il precedente e il 6% non rileva alcuna differenza».

Il nuovo packaging
Fra le caratteristiche riconosciute al nuovo packaging ci sono prima fra tutte la maggiore sostenibilità e in seconda battuta la maggiore coerenza con i valori di un prodotto biologico. Le nuove confezioni sostenibili sono state ritenute più belle, più adatte a prodotti premium e più riconoscibili e sono comunque giudicate capaci di preservare la qualità del prodotto.
«Un imprevedibile scenario pandemico ha generato impatti strutturali su abitudini, comportamenti e sistema valoriale dei consumatori – dice Silvia Zucconi responsabile Market Intelligence Nomisma – L’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma ha sancito un importante effetto di tale scenario: gli italiani non hanno diminuito l’importanza attribuita alla sostenibilità ambientale, né nella vita quotidiana né nelle scelte di consumo. Non stupisce allora che la sostenibilità del prodotto e del packaging diventi un driver di scelta cruciale e distintivo soprattutto di un prodotto biologico. La vera sfida – in un mondo di etichette sempre più ricche di informazioni e di claim – diventa quindi quella di comunicare in maniera chiara ed immediata la sostenibilità del packaging, rendendo esplicito al consumatore il valore aggiunto, per l’ambiente e per la collettività che deriva dalla scelta quotidiana di consumare prodotti sostenibili per metodo di produzione e per caratteristiche dei materiali della confezione».
