Green economy, a che punto siamo? Crisi climatica la più grande minaccia
La Relazione sullo Stato della Green Economy 2024 fotografa le performance di settori strategici per l’economia: in calo le emissioni di CO2, bene economia circolare e biologico, ma è inarrestabile il consumo di suolo
Come sta la green economy in Italia? Va bene in settori come l’economia circolare e il biologico, male invece per consumo di suolo e per il clima, perché il paese ancora non si è adeguato, neanche nel linguaggio, alla realtà. Si continua a parlare di maltempo quando quella che è in atto è una crisi climatica, con eventi estremi e disastri climatici che rappresentano la più grave minaccia per il territorio.
Si parla infatti di 3.400 eventi meteorologici estremi nel 2023, alcuni veri e proprio disastri climatici che rappresentano una minaccia prioritaria per il benessere e l’economia di domani e che “trovano i territori e la politica nazionale impreparati , senza adeguate misure di adattamento e senza adeguati finanziamenti per realizzarle”.
È un quadro a luci e ombre quello che emerge dalla Relazione sullo Stato della Green Economy presentata oggi in apertura degli Stati Generali della Green Economy 2024, la due giorni green a Rimini nell’ambito di Ecomondo, promossa dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e il patrocinio della Commissione europea e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Green economy, Italia. A che punto siamo?
In Italia la green economy ha raggiunto risultati importanti in settori come l’economia circolare e il biologico e il Paese nel 2023 ha diminuito le emissioni di CO2 di oltre il 6%, tanto che se mantenesse questo trend potrebbe raggiungere il calo del 55% nel 2030. Ma accanto a questi primati in alcuni settori permangono criticità: non si arresta il consumo di suolo, che interessa il 7,14% del territorio nazionale e si estende anche in aree di fragilità idraulica.
«La Relazione sullo Stato della Green economy del 2024 – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, che coordina il gruppo di esperti che curano il rapporto annuale- registra un aggravamento della crisi climatica, molto rapido in Italia, confermando che questo aggravamento resta la principale sfida che dobbiamo affrontare. Alcune cose si stanno facendo e alcuni risultati ci sono: le emissioni di gas serra sono diminuite, le rinnovabili elettriche hanno ripreso a crescere e facciamo passi avanti anche nella circolarità della nostra economia. Ma ancora troppo poco, non solo perché la sfida è globale e di vasta portata, ma perché non remiamo insieme, tutti nella stessa direzione. Alcuni rallentano l’impegno in questo cambiamento per altri obiettivi e altre priorità, così il quadro complessivo della transizione ecologica, risulta variegato, con alti e bassi, con poco slancio, con difficoltà, al di sotto dei suoi potenziali».
La green economy a luci e ombre
La crisi climatica con i suoi disastri rappresenta la più grave minaccia che incombe sul paese. Allo stesso tempo le emissioni sono in calo, sono diminuite di oltre 26 milioni di tonnellate, oltre il 6%, scendendo per la prima volta sotto la soglia dei 390 milioni di tonnellate di gas serra. Per il Rapporto si tratta della più grande riduzione delle emissioni di gas serra registrata in Italia dal 1990 ad oggi – se escludiamo il 2009, il 2013 e il 2020, tutti anni di importanti crisi economiche. E, soprattutto, mantenendo questo trend l’Italia raggiungerebbe l’obiettivo del -55% al 2030.
L’Italia vanta buone performance in tema di circolarità dell’economia: per ogni kg di risorsa consumata, ha generato 3,6 euro di Pil (il 62% in più rispetto alla media UE), al secondo posto Spagna e Francia (3,1). L’Italia è anche prima in Europa per tasso di riciclo dei rifiuti con il 72%. Nel 2022 il tasso di riciclo dei soli rifiuti urbani si è attestato al 49,2% (+1% rispetto al 2021), nello stesso periodo i rifiuti speciali sono diminuiti del 2,1% rispetto all’anno precedente. Di buon livello è anche il tasso di utilizzo circolare dei materiali che, nel 2022, in Italia è stato del 18,7%, di gran lunga migliore di quello medio europeo dell’11,7%.
Sono invece deboli le misure di ripristino della natura e continua il consumo di suolo. Fra il 2021 e il 2022 il consumo di suolo è stato di 70,8 km2, pari a 19,4 ettari al giorno e non ha risparmiato neanche le aree a pericolosità idraulica. È il valore più elevato a partire dal 2012, a fronte del calo della popolazione. Il suolo consumato copre il 7,14% del territorio nazionale. Nel 2022 i principali interventi di artificializzazione del territorio si sono verificati in pianura Padana e lungo la fascia costiera Adriatica.
Nonostante la crisi climatica porti anche periodi prolungati di siccità e una riduzione della disponibilità media annua di acqua, nel 2023 le perdite della rete sono state pari al 42,2 % a livello nazionale e al 50,5 % nelle regioni del Sud.
L’agricoltura colpita dalla crisi climatica diminuisce la sua produzione (nel 2023 meno 2,5%) mentre, in positivo, si segnala il continuo aumento delle superfici coltivate con metodo biologico, che al 31 dicembre 2023, sono aumentate del 4,5 % (dell’86,5% negli ultimi 10 anni).
Ombre invece sulla mobilità sostenibile. Sono poche le auto elettriche e “oltre alla crisi dell’auto tradizionale in Italia si sta perdendo anche l’occasione dello sviluppo dell’auto elettrica”, evidenzia il dossier. Nel 2023 si sono raggiunte 41 milioni di auto circolanti e sono cresciute del 19% le immatricolazioni. L’Italia con 694 auto ogni 1.000 abitanti è il Paese europeo con più auto: per stare nella media UE di 560, ci dovrebbero essere 8 milioni di auto in meno. L’industria dell’auto è però in declino da anni. Nel 2023 le immatricolazioni delle auto alimentate a benzina sono aumentale del 22,5%, quelle dei diesel del 6% e quelle delle auto con alimentazioni alternative solo dell’1%. Il parco circolante sfiora i 41 milioni di auto, l’84% a benzina o diesel. Ancora bassa la quota di auto elettriche circolanti nel 2023: circa 66.000 a batteria, pari al 4,2% del totale immatricolato, e 69.000, plug-in.