Allevamento intensivo, a Milano la campagna di Ciwf Italia: è “nocivo alla salute” (Fonte immagine Ciwf Italia)

A Milano Ciwf Italia lancia una campagna contro l’allevamento intensivo. “Nocivo per la salute”, è lo slogan della campagna che si svolge sui mezzi pubblici della città con manifesti che denunciano il costo dell’allevamento intensivo su animali, pianeta e persone.

La campagna è oggi nelle stazioni metro di Milano ed è iniziata già il 28 febbraio su filobus e autobus. È stata finanziata da oltre 600 sostenitrici e sostenitori di Ciwf Italia, associazione che si occupa del benessere degli animali allevati a scopo alimentare e si batte contro l’allevamento intensivo, e durerà fino al 28 marzo sui mezzi pubblici di superficie. A partire da oggi e per 14 giorni, gli stessi manifesti fanno la loro comparsa anche in 62 stazioni metro della città, inclusa Stazione centrale e altre delle più affollate del centro. Le foto dei manifesti mostrano scrofe allevate in gabbia tratte dalla realtà dell’allevamento intensivo.

La campagna contro l’allevamento intensivo

L’allevamento intensivo è crudele con gli animali, dannoso per il pianeta e rischioso per le persone,” è quanto si legge sui manifesti apparsi questa mattina nelle stazioni metro di Milano. I manifesti, riprendendo lo stile delle avvertenze sui pacchetti di sigarette e tabacco, mostrano delle scrofe allevate in gabbia, oggetto di una video inchiesta che l’associazione ha pubblicato lo scorso luglio.

«Troppe persone sono ancora all’oscuro dei veri costi dell’allevamento intensivo, vittime dell’informazione fuorviante dell’industria zootecnica, secondo cui questo sistema d’allevamento sarebbe necessario a nutrire la crescente popolazione mondiale e persino sostenibile – spiega Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia – Mentre la verità è ben diversa: l’allevamento intensivo, che è la principale causa di sofferenza animale al mondo, consuma e inquina le risorse del pianeta e spiana la strada a virus pericolosi anche per le persone l’epidemia di influenza aviaria in corso, con la terribile notizia della morte di una bambina in Cambogia, è un esempio lampante».

Prosegue Pisapia: «La nostra non è una campagna sensazionalistica. Le foto di queste scrofe in gabbia non sono create ad arte, e non sono rappresentazioni di una rara ‘mela marcia’ ma di un metodo di allevamento predominante, diffuso e radicato in tutto il mondo, Italia inclusa. Gli impatti sull’ambiente e i rischi per la salute pubblica che derivano dagli allevamenti sono noti, ma troppo spesso ignorati. Ciò che sosteniamo non è nulla di diverso da quello che numerosi scienziati ripetono da tempo. Sono informazioni e immagini scioccanti perché è la realtà del nostro sistema di produzione alimentare ad essere scioccante».

Perché la protesta contro l’allevamento intensivo

Allevamenti intensivi e zootecnia sono sotto accusa per molte ragioni: il contributo alle emissioni dirette di gas serra e l’impatto sulla deforestazione (il settore zootecnico è una delle maggiori fonti di deforestazione, a causa della crescente necessità di terreno utilizzato per l’allevamento, inclusa la produzione di mangimi). A questo si aggiunge l’uso di massicce quantità di antibiotici anche di routine per prevenire malattie e curare gli animali che facilmente si ammalano, col risultato – prosegue l’associazione – di agevolare la resistenza agli antibiotici e lo sviluppo di superbatteri, che si stima potrebbero causare fino a 10 milioni di morti all’anno entro il 2050.

La scelta di Milano come teatro di questa campagna, spiega ancora Ciwf Italia, non è casuale perché Milano è anche il capoluogo della regione con il più alto numero di bovini e suini allevati nel paese. Ogni anno in Lombardia si allevano più di 4 milioni di suini, ossia circa la metà di quelli allevati in Italia, e oltre un milione e 500 mila bovini, quasi tutti intensivamente.

La Lombardia si posiziona anche fra le aree in cui si registrano tra i più alti livelli di polveri sottili – incluso il particolato fine (PM2,5) – non solo di tutta Italia, ma dell’Europa intera. «La zootecnia intensiva rischia di diventare una minaccia per la nostra stessa sopravvivenza: è necessario portare l’allevamento intensivo a fine corsa, o la fine sarà la nostra», conclude Pisapia.


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