Relazione annuale Abi: l’innovazione è la chiave per la competitività
L’innovazione al centro degli sforzi delle banche italiane per restare vicine ai risparmiatori. È questo il focus da cui partono le riflessioni contenute nella Relazione annuale dell’Associazioni bancari italiani. La rivoluzione tecnologica, sottolinea Abi, migliora l’operatività bancaria per i clienti che possono scegliere di quali servizi avvalersi.Permette inoltre l’accesso a nuovi attori che debbono sottostare e non eludere le medesime regole autorizzative, di vigilanza e fiscali per la parità concorrenziale. Su questi aspetti, le banche stanno facendo ingenti investimenti che riguardano anche la sicurezza, la semplificazione dei processi e, quindi, la dematerializzazione della moneta, i pagamenti in mobilità, l’integrazione competitiva fra canali.
Le grandi strategie di modernizzazione sono concomitanti agli enormi sforzi delle banche in Italia per far fronte agli ingentissimi oneri straordinari imposti dalle Autorità per i salvataggi delle banche in crisi, per superare gli effetti della lunghissima crisi, per rafforzare i patrimoni con enormi accantonamenti e aumenti di capitale, con un lavoro continuo per meglio garantire e ridurre i crediti deteriorati, operando competitivamente con infimi tassi d’interesse, in linea con i migliori in Europa, nonostante l’economia italiana sopporti i pesi dello spread e del debito pubblico.
La profonda riorganizzazione bancaria in Italia è impegnata a ridurre i costi operativi anche in presenza di un ridotto margine di intermediazione.
Il totale dei prestiti cresce per le imprese e per le famiglie, con i tassi più bassi della storia d’Italia. Sarebbe utile, precisa Abi, che le Autorità europee non ostacolassero le tante moratorie delle banche alle imprese e alle famiglie che attenuano in Italia gli effetti della crisi. L’Unione Bancaria deve essere completata facendola diventare il centro finanziario mondiale capace di attrarre capitali sempre nella piena legalità.
Critico dunque l’atteggiamento nei confronti dell’UE ma allo stesso tempo non manca una spinta verso la volontà di costruire una nuova stagione che veda tutti gli Stati e i popoli membri più artefici dei propri destini.
L’Unione bancaria deve divenire il modello più avanzato e vincente nell’Unione Europea, con nuovi obiettivi di interesse comune.
“Avvertiamo un’aria parzialmente nuova e più costruttiva nell’Europa bancaria: sui crediti deteriorati vi sono meno dogmi e più pragmatiche linee guida, si discute apertamente di ipotesi di bad bank anche europea, si nota più ragionevolezza nel riconoscere le complessità di regole uguali per tutti in presenza di Costituzioni diverse, che nazionalmente prevalgono, in attesa di una esplicita, certa e chiara Costituzione Europea che garantisca più certezza del diritto, con una gerarchia complessiva delle fonti del diritto fra Unione Europea e Stati nazionali, per garantire unità e pluralismo”.
Le crisi finanziarie e bancarie sono sempre devastanti. Dopo la privatizzazione delle banche pubbliche, in Italia le crisi bancarie sono state affrontate per anni sotto la guida della Banca d’Italia, senza infliggere traumi ai risparmiatori e alle banche concorrenti. Invece le regole dell’Unione bancaria nascente hanno portato traumi e costi eccessivi.
“Bisogna rivedere criticamente le esperienze di questi quasi tre anni di nascente Unione bancaria per correggere strutturalmente i processi decisionali europei non sempre comprensibili, le inammissibili e incostituzionali retroattività, le scelte estreme, le forzature come le svalutazioni imposte alle quattro banche oggetto di Risoluzione, come se avessero dovuto liquidare (cioè svendere) immediatamente i loro crediti deteriorati”.
I crediti deteriorati rappresentano i costi della crisi e talvolta anche di cattive gestioni. I deteriorati sono frutto anche delle lentezze della giustizia civile italiana che soffre di troppo limitate risorse strutturali e di norme spesso vetuste per le crisi d’impresa.
Fra le riforme da completare sono prioritarie quelle sui tempi della Giustizia civile, baluardo per i doveri e i diritti degli onesti, che sono un decisivo indicatore per attrarre capitali per l’Italia produttiva.
Significativi passi avanti sono stati realizzati negli ultimissimi anni e potranno essere sviluppati quando il Senato, prima della fine della Legislatura, avrà approvato i disegni di legge delega, approvati dalla Camera, per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza e per l’efficienza del processo civile.
Nonostante il peso dei crediti deteriorati, le attività innovative e la forte concorrenza delle banche in Italia realizzano tassi medi sui prestiti assai vantaggiosi per le famiglie e le imprese: a maggio 2017, secondo dati BCE, il tasso medio nell’area Euro, sui prestiti alle imprese di importo inferiore ad un milione di Euro, è stato del 2,19%, mentre in Italia è stato del 2,13%.
Per i prestiti alle imprese, superiori ad un milione di Euro, il tasso medio in Italia è stato dell’1,14%, migliore dell’1,31%, media dell’area Euro.
Notizia pubblicata il 12/07/2017 ore 17.50