Rc Auto, Assoutenti: “Bisogna cambiare l’Ivass”
Il mercato Rc auto conta polizze alte e profitti altissimi: per tutelare davvero i consumatori, si deve aprire all’Europa, mentre è necessaria una riforma dello stesso Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass). All’indomani della Relazione annuale Ivass è fortemente critica la valutazione che viene da Assoutenti, che in una nota dichiara: “L’Ivass continua a dare i “numeri” sul mercato della RC Auto, timidamente rileva che i sinistri sono crollati del 30% appena sussurra di una concentrazione monopolistica del 70% e si vergogna di dire che le compagnie di assicurazione stanno facendo lauti profitti sulla pelle degli assicurati (come l’anno scorso lo scarto tra premi e liquidazione dei sinistri – pure appesantita da forti accantonamenti – è stimato in quasi due miliardi di euro)”.
Per l’associazione, “suona provocazione di fronte a questo quadro di “rapina” (polizze alte, riduzione dei sinistri, utili miliardari) sentirsi dire dall’Ivass che il problema è la “simmetria” informativa tra assicuratori e assicurati e l’azzardo morale e la frode di pochi danneggiati spregiudicati! Una affermazione che i nostri legali valuteranno se e in quanto querelabile e che non riesce nemmeno a nascondere la sfacciataggine di voler consegnare senza difese nelle mani delle compagnie di assicurazione, le maggiori di queste sì, indagate per frode”.
Per un vero cambiamento, spiega Assoutenti, bisogna ricorrere alla Carta di Bologna, promossa da oltre trenta associazioni ed enti, che chiede “un mercato libero nei fatti e non a parole più concorrenziale per i consumatori e con più diritti per i danneggiati tramite un mix di proposte che traggono ispirazione dalla legislazione europea, dalla giurisprudenza più avanzata e da alcune norme recentemente adottate in Francia sulla portabilità delle polizze assicurative e il diritto alla libera scelta del carrozziere unite alla terzietà del perito varato in Germania”. Per Assoutenti serve inoltre una riforma dello stesso organo di vigilanza e controllo che “non potrebbe e non dovrebbe stare dentro Banca d’Italia (le cui azioniste sono le stesse banche che controllano il mercato assicurativo e si vede cosa ha fatto Carige al riguardo per non parlare di Fonsai-Unipol)”.