Privatizzazione Poste Italiane, Consumatori: preoccupa la concorrenza e servizio universale (Foto Pixabay)

Fa discutere e preoccupa i Consumatori la privatizzazione di Poste Italiane. Sul tavolo ci sono preoccupazioni per la concorrenza, per la tenuta del servizio universale di recapito dei servizi postali e peer le possibili ricadute sugli utenti. Ieri le associazioni dei consumatori sono state in audizione nella commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati in merito alla privatizzazione di Poste Italiane.

«Poste separi le attività sociali da quelle commerciali: rischi per la concorrenza»

Nei loro interventi, Assoutenti e Confconsumatori hanno rilevato le possibili criticità della privatizzazione specialmente sulla concorrenza. La richiesta avanzata è dunque quella di separare le attività sociali da quelle commerciali.

Come informa una nota congiunta, Assoutenti e Confconsumatori “pur non contestando a priori la scelta della vendita delle azioni detenute oggi dal ministero dell’Economia e delle finanze e allo stesso modo invitando il Governo ad una maggiore prudenza rispetto al processo di cessione sul mercato delle quote”, hanno sostenuto in audizione “la necessità di una separazione netta tra le attività sociali di Poste Italiane e quelle prettamente commerciali”.

«Il momento è maturo – hanno concluso in audizione Assoutenti e Confconsumatori – per ridefinire la struttura di un gruppo strategico come Poste Italiane, individuando le funzioni sociali e istituzionali svolte dalla società anche grazie alla sua presenza capillare sul territorio, e separandole da quelle commerciali come la vendita al pubblico di servizi assicurativi, finanziari, energetici e telefonici, per evitare equivoci sul fronte della concorrenza, alterazioni del mercato a danno di altri operatori e possibili bocciature da parte delle autorità di settore. Ciò anche alla luce dell’altro decreto del Governo, il Dl Pnrr bis, che consentirebbe a Poste di entrare in un servizio essenziale per la pubblica amministrazione come quello fornito da PagoPa».

«Nel caso di cessione di una quota che porti lo Stato sotto la quota del 50% è importante garantire la governance dell’azienda in modo da assicurare i servizi pubblici in maniera trasparente, economica e funzionale agli interessi dei cittadini», aggiunge Marco Festelli, presidente nazionale Confconsumatori. Poste è azienda strategica, dunque i consumatori invitano il Governo a «usare prudenza e ragionare dell’azienda in una visione organica: se è necessario cedere una quota per esigenze di bilancio, che almeno si mettano sul mercato solo le attività commerciali esercitate in libera concorrenza, come quelle assicurative, la telefonia e la vendita di energia».

 

Poste in PagoPA, Assoutenti: rischi per la concorrenza (Foto di Karolina Grabowska da Pixabay)

 

Adoc: contrari alla privatizzazione di Poste

L’Adoc si è detta contraria e preoccupata per l’ulteriore privatizzazione di Poste Italiane.

“Siamo fortemente contrari e preoccupati per la vendita di una quota azionaria che porti le quote pubbliche al di sotto del 50%, una operazione – dice l’Adoc – a nostro avviso insensata dal punto di vista economico ed estremamente pericolosa dal punto di vista sociale che danneggerebbe i consumatori e soprattutto metterebbe a rischio il mantenimento del servizio universale di recapito dei servizi postali”.

L’associazione ricorda l’avvio di Polis, il progetto di sportelli unici multifunzionali per i comuni con meno di 15 mila abitanti, e teme le ripercussioni in termini di presidi di cittadinanza.

“Gli sportelli postali sono oggi presidi di cittadinanza dove poter effettuare attività finanziarie, logistiche, di comunicazione, big data, pubblica amministrazione come ad esempio attivare lo Spid, chiedere documenti di identità e non da ultimo attivare un contratto per la fornitura di energia elettrica – spiega l’Adoc – In questi ultimi anni di poli-crisi siamo stati costretti a modificare molte delle nostre abitudini ed i servizi che gli sportelli postali offrono, da quelli logistici a quelli di fornitura elettrica e di connessione digitale, sono diventati indispensabili alla vita quotidiana, dalla scuola al lavoro, dall’acquisto al consumo”.

Da qui la preoccupazione che l’ulteriore privatizzazione di Poste Italiane “possa portare, nella logica del profitto, alla dismissione dei piccoli uffici postali poco remunerativi in luoghi remoti contrariamente al progetto Polis e a totale discapito delle persone e del territorio”.

“Riteniamo ingiustificato e scorretto – prosegue l’Adoc – impegnare fondi pubblici per una gestione prevalentemente privata. Se l’obiettivo è quello di recuperare risorse pubbliche per ridurre il gap tra debito pubblico e PIL dagli studi fatti emerge che si recupererebbe a mala pena qualche decimale, si conformerebbe così una piccola operazione di cassa a fronte di danni ben più grandi ai consumatori. A tutto vantaggio dei privati a cui andranno i ricchi dividendi a danno dello Stato. In un sistema privatistico non esisterebbero più garanzie dei servizi finora svolti, soprattutto per la collocazione dei titoli emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e per i servizi di inclusione finanziaria conti correnti a costi contenuti e per l’emissione di strumenti di pagamento come le carte di debito e di credito accessibili a tutti”.


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