In Italia la diseguaglianza tra i redditi più elevati e quelli più bassi cresce, e resta ben al di sopra della media dei Paesi occidentali. Lo rivela l’Ocse, in un rapporto su crisi e divario sociale. Nel nostro Paese, scrive l’organizzazione, lo stipendio medio del 10% più ricco è oltre 10 volte superiore a quello del 10% più povero (49.300 euro contro 4.877). Inoltre, la quota di reddito nazionale complessivo detenuta dall’1% più ricco è passata dal 7 al 10% negli ultimi 20 anni.
E’ l’aumento dei redditi da lavoro autonomo che ha contribuito in maniera importante all’aumento della disuguaglianza dei redditi da lavoro: la loro quota sul totale dei redditi è aumentata del 10% dalla metà degli anni Ottanta e i redditi da lavoro autonomo sembrano ancora predominare tra le persone con i redditi più alti, al contrario di molti altri Paesi OCSE.  Ad essere pagati meglio sono i lavoratori che lavorano più ore: dalla metà degli anni Ottanta, il numero annuale di ore di lavoro dei lavoratori dipendenti meno pagati è diminuito, passando da 1580 a 1440 ore; anche quello dei lavoratori meglio pagati è diminuito, ma in minor misura, passando da 2170 a 2080 ore.
 La redistribuzione attraverso i servizi pubblici è diminuita, rivela l’Organizzazione. Come in molti paesi OCSE, in Italia sanità, istruzione e servizi pubblici destinati alla salute contribuiscono a ridurre di circa un quinto la disuguaglianza di reddito. Gli stessi contribuivano a una riduzione della disuguaglianza pari a circa un quarto nel 2000. La spesa sociale in Italia è basata prevalentemente su trasferimenti pubblici, come per esempio i sussidi di disoccupazione, piuttosto che da servizi
Ma l’Italia non è sola: secondo l’Ocse le diseguaglianze di reddito tra ricchi e poveri crescono in tutto il mondo, nelle economie emergenti ma anche “in Paesi tradizionalmente egalitari” come quelli scandinavi, e l’insicurezza economica tocca sempre più le classi medie. “La crisi economica ha reso urgente l’occuparsi di temi politici legati alla diseguaglianza – scrive l’organizzazione – l’impatto sociale si sta rivelando in molti Paesi. I giovani che non vedono alcun futuro si sentono sempre più disconosciuti dalla società, e oggi si uniscono a manifestanti che credono di stare pagando il prezzo di una crisi di cui non hanno colpa, mentre i più ricchi sono stati risparmiati”.


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