Secondo i dati resi noti oggi da Eurostat, la retribuzione oraria in Italia nel primo trimestre 2016 è diminuita dello 0,5% su base annua, a fronte di un aumento, in Europa, dell’1,7%. “Il fatto che l’Italia sia l’unico grande Paese che segna un calo delle retribuzioni dovrebbe preoccupare chi ci governa, dato che il mancato adeguamento di stipendi e salari al costo della vita è una delle ragioni principali che ha ridotto la capacità di spesa delle famiglie italiane, costringendole a ridurre i consumi” commenta l’Unione Nazionale Consumatori.
“Invece di parlare sempre e solo degli 80 euro, insomma, si dovrebbe anche discutere del fatto che gli stipendi sono rimasti per vent’anni al palo mentre le tasse e le tariffe spiccavano il volo. Considerato che i contratti non si rinnovano, chiediamo il ritorno della scala mobile all’inflazione programmata” dichiara Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
L’associazione ricorda che, secondo gli ultimi dati Istat, l’attesa media della vacanza contrattuale per l’insieme dei dipendenti ha raggiunto il record di 24,3 mesi. La quota di dipendenti in attesa di rinnovo ha raggiunto il 64,1% sul totale dell’economia, il 53,6% nel settore privato.


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