La notizia del maxi sequestro preventivo condotto ieri dalla Guardia di Finanza a carico delle società IDB e DPI e degli Istituti Bancari coinvolti nell’attività di vendita dei cosiddetti “diamanti da investimento” (Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti) sta allarmando i risparmiatori che in queste ore cercano di capire come recuperare le perdite subite.

Il decreto di sequestro preventivo per l’ipotesi di truffa, firmato dal gip di Milano Natalia Imarisio, è di 149 milioni nei confronti di IDB, di 165 milioni a carico di DPI, di 83,8 milioni a carico di Banco Bpm e di Banca Aletti, di 32 milioni nei confronti di Unicredit, di 11 milioni a carico di Intesa Sanpaolo e di 35,5 milioni a carico di Mps. Per l’ipotesi di autoriciclaggio il sequestro è da 179 milioni per IDB e di 88 milioni per DPI. Un totale di 700 milioni di euro.

Alla luce degli ultimi sviluppi giudiziari le associazioni dei consumatori ritengono opportuno ribadire che, nonostante lo svolgimento dell’indagine, gli istituti di credito non possono sottrarsi agli impegni assunti per il ristoro dei risparmiatori truffati.

“Chiediamo alle banche di liquidare tutti i risparmiatori che hanno titoli di possesso pur non avendo disponibilità del bene, perché sequestrato, nonché di surrogare i cittadini coinvolti”, dicono da Federconsumatori.

“Per le banche che, come Monte dei Paschi di Siena, non hanno mai risposto alle molteplici richieste di incontro con le Associazioni per la conclusione di protocolli di conciliazione, è giunto con urgenza il momento di attivarsi per indennizzare in modo adeguato gli aventi diritto”.

Confconsumatori, che sta già tutelando da anni centinaia di risparmiatori, si costituirà parte offesa insieme ai propri associati nel processo penale che si avvierà nei prossimi mesi. Per il momento, l’associazione continua a sollecitare Banco BPM a risarcire i clienti danneggiati e ricorda ai consumatori che non hanno conservato i diamanti la scadenza dell’8 marzo per richiederne la restituzione.

Si tratta di piccoli risparmiatori, famiglie, pensionati, piccoli imprenditori che, fidandosi del bancario di turno, sono stati convinti a investire i propri risparmi, talvolta anche totalmente o comunque in misura rilevante, in diamanti”, dicono dall’associazione. “Investimenti che venivano ingannevolmente sbandierati come sicuri e addirittura facilmente smobilizzati. Iconsumatori-risparmiatori devono sapere che hanno diritto anche al risarcimento del danno morale, oltre a quello patrimoniale, essendo vittime inconsapevoli di reato”.

“Ora che si sono riaccesi i riflettori su questa vicenda”, dichiara il segretario nazionale di Codici, Ivano Giacomelli, “ci auguriamo che l’inchiesta proceda in maniera ancora più spedita. Parliamo di fatti avvenuti tra il 2012 ed il 2016, periodo durante il quale due società, la Idb e la Dpi, secondo l’accusa avrebbero venduto, attraverso l’intermediazione di sportelli bancari, diamanti da investimento ad un valore ben al di sopra di quello reale. Il risultato è che tanti risparmiatori si ritrovano oggi con dei preziosi che non valgono praticamente nulla”.

“I risparmiatori che hanno lasciato i diamanti in deposito alla Idb”, spiega l’Avvocato di Codici Marcello Padovani, “devono presentare un’istanza di restituzione ex articolo 87 della legge fallimentare per chiedere al curatore fallimentare la restituzione dei preziosi. Non c’è tempo da perdere. La domanda può essere inviata entro il prossimo 8 marzo”.


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