“Perdita del potere di acquisto e calo dei consumi restituiscono l’immagine di un paese gravemente malato in cui appaiono sempre più necessarie ed urgenti le riforme istituzionali ed economiche, in primis quella fiscale”: è quanto afferma Confcommercio evidenziando che con la Legge di Stabilità si pagheranno 4,6 miliardi di tasse in più nel prossimo triennio, mentre negli ultimi sei anni il reddito procapite si è ridotto del 13% e nel 2012 i consumi sono crollati del 4,2%.
Nel periodo 2014-2016 l’aumento di imposizione per le maggiori entrate previsto dalla versione finale della Legge di stabilità è salito complessivamente ad oltre 4,6 miliardi, rispetto agli iniziali 1,6 miliardi del disegno di legge originario, spiega Confcommercio, sottolineando che all’aumento della tassazione corrisponde l’impoverimento delle famiglie. A dirlo non è dunque solo l’Istat: secondo Confcommercio, negli ultimi sei anni il reddito procapite delle famiglie si è ridotto del 13% e sono andati persi 18 mila euro di ricchezza a testa. Al netto dell’inflazione, il reddito è tornato ai livelli della seconda metà degli anni ’80. A questo si aggiunge il calo dei consumi: meno 2,4% nel biennio 2008-2009 e meno 4,2% nel 2012, con incerte prospettive anche per quest’anno.
Secondo Confcommercio, ancora una volta si conferma “l’intenzione di continuare ad utilizzare la leva fiscale per far quadrare i conti pubblici invece di attuare quelle riforme indispensabili per sostenere famiglie e imprese e far ripartire l’economia”.
“L’attuale livello di pressione fiscale – spiega la sigla – è incompatibile con le esigenze della crescita e al momento non vi sono segnali di un cambio di rotta. E’, infatti, evidente la mancanza di qualsiasi percorso di progressiva, certa e sostenibile riduzione del carico fiscale e, al tempo stesso, l’intenzione di continuare ad utilizzare la leva fiscale attraverso ulteriori aumenti di imposta per far quadrare i conti pubblici”. La Legge di Stabilità, calcola Confcommercio, prevede complessivamente per il triennio 2014-2016, un aggravio di imposizione ereditato dal 2013 pari ad oltre 4,6 miliardi, rispetto agli iniziali 1,6 miliardi. Per il 2014, in particolare, le maggiori entrate nette previste dal provvedimento salgono dai 973 milioni di euro originari agli oltre 2,1 miliardi definitivamente fissati nella versione finale. Come dire che, nel breve volgere di un trimestre, le maggiori imposte richieste al sistema economico nel 2014 attraverso la manovra di finanza pubblica sono aumentate di quasi il 120%; per il 2015 si passa addirittura da una previsione di riduzione del carico impositivo (-496 milioni) a un aggravio di 639 milioni; per il 2016, infine, si richiede il versamento di imposte aggiuntive per 1,9 miliardi, a fronte di una previsione iniziale di 1,2 miliardi.


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