Sono oltre 46.000 le aziende che in Italia sono fallite dall’inizio della crisi alla fine di giugno di quest’anno. E non è solo la crisi la principale causa. Il 31% delle imprese che sono fallite, cioè 14.400, hanno dovuto chiudere per i pesanti ritardi nei pagamenti (soprattutto da parte della Pubblica Amministrazione). E’ il pesante quadro tracciato dalla Cgia di Mestre che ricorda che in Italia la media dei ritardi dei pagamenti è superiore a quella europea. Tra il 2008 ed i primi mesi del 2012, l’Italia ha registrato un aumento dei tempi effettivi di pagamento: + 8 giorni nelle transazioni commerciali tra le imprese private, + 45 giorni nei rapporti tra Pubblica Amministrazione ed imprese.In pratica in Italia le aziende che lavorano per lo Stato centrale o per le Autonomie locali vengono pagate dopo 180 giorni, mentre in Francia dopo 65 giorni, in Gran Bretagna dopo 43 e in Germania dopo soli 36 giorni. ”Nonostante il Governo Monti abbia messo in campo alcune misure che entro la fine di quest’anno dovrebbero sbloccare una parte dei pagamenti che i privati avanzano dalla Pubblica amministrazione – commenta Giuseppe Bortolussi, Segretario della Cgia di Mestre – è necessario che venga recepita quanto prima la Direttiva europea contro il ritardo nei pagamenti. La mancanza di liquidità sta facendo crescere il numero degli sfiduciati, ovvero di quegli imprenditori che hanno deciso di non ricorrere all’aiuto di una banca. E’ un segnale preoccupante che rischia di indurre molte aziende a rivolgersi a forme illegali di accesso al credito, con il pericolo che ciò dia luogo ad un incremento dell’usura e del numero di infiltrazioni malavitose nel nostro sistema economico”.


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