Bankitalia: uscita dalla recessione nel 2013
Per uscire dalla recessione bisogna aspettare il 2013. Il Pil italiano si ridurrà del 2% quest’anno, dello 0,2% l’anno prossimo, e nel complesso “la fase recessiva si estenderebbe alla seconda parte di quest’anno, ma a ritmi più contenuti rispetto ai primi due trimestri; avrebbe termine all’inizio del 2013. Nel corso del prossimo anno la dinamica del prodotto resterebbe appena positiva, per poi riprendere vigore successivamente. Nell’ipotesi che lo spread tra il rendimento del BTP a dieci anni e quello del corrispondente titolo tedesco si mantenga intorno a 450 punti base, il Pil si ridurrebbe, in media d’anno, del 2,0 per cento nel 2012 e dello 0,2 nel 2013”. È quanto scrive la Banca d’Italia nel Bollettino Economico.
Sulla base delle valutazioni di Bankitalia, nel secondo trimestre il Pil dell’Italia ha continuato a contrarsi, per poco più di mezzo punto percentuale rispetto al periodo precedente. La diminuzione ha riflesso il calo della domanda interna per consumi e investimenti; vi hanno inciso la debolezza dell’occupazione e dei redditi reali, la caduta della fiducia delle famiglie, le condizioni di accesso al credito solo in parte migliorate. L’inflazione al consumo è rimasta stabile in giugno, poco sopra al 3%, e la dinamica dei prezzi al consumo dovrebbe portarsi all’1,8% nel 2013.
La rapidità della ripresa economica, scrive ancora Bankitalia, dipenderà dalla coesione dimostrata dall’Unione europea e dalla normalizzazione dei mercati finanziari. Come si legge nel Bollettino, “l’incertezza su questo quadro è elevata. Le prospettive di medio termine dell’economia italiana sono strettamente connesse con gli sviluppi della crisi del debito sovrano e con i suoi effetti sul credito, sulla fiducia di famiglie e imprese, sulla domanda proveniente dai nostri partner europei. Le modalità con cui sarà data attuazione alle decisioni del vertice europeo del 28 e 29 giugno saranno cruciali per il riassorbimento delle tensioni sui mercati finanziari e per il ripristino di normali condizioni di credito, che favorirebbero una più rapida ripresa in Italia e nel resto dell’area. Il 13 luglio l’agenzia Moody’s, pur riconoscendo i punti di forza dell’economia italiana e i progressi conseguiti con le riforme strutturali, ha rivisto al ribasso il merito di credito sovrano. La decisione, resa nota subito prima di un’asta di titoli dello Stato italiano, non ha avuto effetti sostanziali sulla domanda o sui rendimenti”.
Da Bankitalia arriva anche una promozione delle politiche di Governo: le misure di riforma varate possono migliorare le prospettive di crescita. “Nell’insieme – si legge nel Bollettino – i provvedimenti legislativi di liberalizzazione, di stimolo dell’attività economica e di riforma del mercato del lavoro varati negli ultimi mesi hanno introdotto mutamenti di carattere strutturale che incideranno positivamente sulle capacità di crescita della nostra economia, con effetti soprattutto nel medio periodo”.
