Servizio idrico nel Lazio, il progetto “Chiare, fresche e dolci acque”
Arsenico nell’acqua, mancata individuazione del gestore unico, tariffe di depurazione. Sono questi ed altri gli argomenti trattati dall’associazione CODICI nell’ambito del progetto “Chiare, fresche e dolci acque”, realizzato con l’obiettivo di migliorare la condizione informativa dei consumatori e degli utenti sul tema dell’acqua, sul funzionamento dei servizi e delle strutture pubbliche e private che erogano il servizio idrico, raccogliere le segnalazioni di disservizi ma anche lanciare proposte e suggerimenti.Quella della presenza di arsenico nell’acqua potabile, è tra le problematiche maggiori dal momento che coinvolge migliaia e migliaia di utenti. L’Associazione, nel corso della conferenza stampa ha fatto il punto sulla questione: l’allarme è stato lanciato nel 2010 e tra le Regioni interessate, in testa c’era proprio il Lazio, con 91 Comuni delle Province di Roma, Latina e Viterbo. Per quanto riguarda Roma e la sua Provincia erano 22 i Comuni interessati per un totale di oltre 250 mila residenti, a Viterbo 60, per un totale di oltre 315mila residenti, 9 Comuni in Provincia di Latina con oltre 283mila utenti. Nonostante sia trascorso più di un anno, il “cessato allarme” stenta ad arrivare, tant’è che lo stato di emergenza nel Lazio, per un totale di oltre 300 mila abitanti coinvolti, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2012. I Comuni sono 11 nella Provincia di Roma, 8 in Provincia di Latina e 38 in Provincia di Viterbo. Il Codici per affrontare l’emergenza arsenico ha lanciato la campagna “Io pago quel che uso” per il giusto pagamento delle bollette dell’acqua. Qualità del servizio prima di tutto, in assenza di questo requisito il Codici reputa scorretto, oltre che vessatorio, che gli utenti continuino a pagare bollette come se stessero usufruendo del servizio al 100%.
Ma non c’è solo questo. C’è un’altra questione e ha a che fare con le tariffe di depurazione. Sebbene molti Comuni non siano serviti dal sistema della depurazione, continuano illegittimamente a pagare ai Gestori tariffe comprendenti anche questo servizio. Numerosi cittadini si sono infatti rivolti al CODICI per denunciare che, ad oggi, non è loro pervenuto alcun rimborso delle somme pagate e non dovute e questo nonostante la normativa vigente in materia di restituzione delle somme della depurazione dell’acqua. Più precisamente, con decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 30 settembre 2009, in attuazione della legge 27 febbraio 2009 n. 13, il Ministero ha stabilito i criteri per la restituzione agli utenti della quota di tariffa non dovuta, stabilendo anche l’obbligo di informare gli utenti rispetto al diritto della restituzione. Il termine era di 120 giorni dalla data in vigore della Legge. Tra i gestori inadempienti troviamo Acqualatina ancora in debito con gli utenti e ACEA ATO 2 in cui c’è una situazione poco chiara e a macchia di leopardo. A tal proposito tra i Comuni interessati, Fonte Nuova in Provincia di Roma. Tuttavia un passo in avanti per uscire dall’impasse è stato compiuto nell’ATO 5 dove è stato accolto il ricorso al TAR del Codici in merito alla restituzione delle somme.
In generale sulla questione dei depuratori c’è ancora molto da fare. A tal proposito sono chiare le parole del Garante del SII del Lazio che ha detto: “Sul settore della depurazione mancano gli investimenti e c’è un ritardo da colmare”. Le Associazioni dei Consumatori, invece, segnalano: difficoltà ad interloquire con il Gestore, mancato coinvolgimento delle Associazioni nella stesura della Carta dei Servizi sebbene previsto per Legge, nel controllo e nella verifica della qualità dei servizi offerti; mancata utilizzazione dello strumento della conciliazione, nonostante il protocollo sia stato firmato ormai da cinque anni.