
Global Wind Day : l’Italia in ritardo sull’UE nello sviluppo dell’eolico (Foto Pixabay)
Global Wind Day: l’Italia in ritardo sull’UE nello sviluppo dell’eolico
In occasione del Global Wind Day, Legambiente ha pubblicato un rapporto intitolato “Finalmente offshore” che evidenzia il divario tra l’Italia e altri stati membri dell’UE in termini di capacità eolica installata
L’Italia mostra un significativo ritardo nello sviluppo dell’energia eolica, sia offshore che onshore, rispetto ai principali paesi europei come Germania e Paesi Bassi. In occasione del Global Wind Day del 15 giugno, Legambiente ha pubblicato un rapporto intitolato “Finalmente offshore” che evidenzia il divario tra l’Italia e altri stati membri dell’UE in termini di capacità eolica installata.
Eolico Offshore: una situazione preoccupante
Tra i paesi europei con impianti eolici offshore, l’Italia si posiziona quartultima con soli 30 MW di capacità installata.
Questo dato è in netto contrasto con la Germania, che guida la classifica con 8.536 MW, seguita dai Paesi Bassi con 4.739 MW. Anche paesi più piccoli come Danimarca (2.652 MW) e Belgio (2.261 MW) hanno performance nettamente superiori.
La capacità complessiva installata in Europa ammonta a 19,38 GW, di cui l’Italia contribuisce solo per lo 0,05%, con l’unico impianto operativo presso il parco Beleolico nearshore di Taranto, inaugurato nel 2022 dopo 14 anni di iter burocratico.
Eolico Onshore: piccoli progressi, ma ancora indietro
Il settore eolico a terra presenta dati leggermente migliori, ma ancora non sufficienti. Nel 2023, l’Italia ha registrato nuove installazioni per 487 MW, posizionandosi decima tra i paesi UE. La Germania, i Paesi Bassi e la Svezia hanno ottenuto incrementi significativamente maggiori, rispettivamente con +3.296 MW, +1.994 MW e +1.973 MW. Considerando la capacità totale installata di 12.345 MW, l’Italia scende al 18° posto in Europa con solo 0,21 KW per abitante, lontana dai leader come Svezia, Danimarca e Finlandia.
Il potenziale teorico per l’eolico offshore in Italia è stimato in 207,3 GW, che rappresenta oltre il 60% del potenziale complessivo di energia rinnovabile del Paese. Tuttavia, l’Italia è frenata da una serie di ostacoli burocratici e normativi che rallentano lo sviluppo di nuovi progetti. Nonostante il grande fermento nei territori, con 90 GW di richieste di connessione alla rete elettrica per l’eolico offshore, la realizzazione dei progetti procede a rilento. Sardegna, Puglia e Sicilia sono le regioni maggiormente interessate con rispettivamente 24, 22 e 22 progetti in attesa.
Le proposte di Legambiente
Legambiente, in occasione del Global Wind Day, ha avanzato quattro proposte per accelerare lo sviluppo dell’eolico in Italia: promuovere il ruolo di Terna, ossia implementare un adeguato piano di sviluppo dell’infrastruttura di rete, coerente con la Pianificazione dello Spazio Marittimo. Attivare una cabina di regia, organizzando meglio le richieste di connessione e prevedere un dialogo costante tra Terna, gli operatori del settore eolico offshore e il Ministero dell’Ambiente. Definire la pianificazione dello spazio marittimo e conciliarne l’uso con la salvaguardia degli ecosistemi marini. Infine, più dialogo e coinvolgimento dei territori con la promozione di un dibattito pubblico costante, come accade in Francia, per garantire la partecipazione delle comunità locali nei progetti di parchi eolici offshore.
Stefano Ciafani, Presidente Nazionale di Legambiente, ha sottolineato l’importanza di scelte politiche coraggiose per facilitare le rinnovabili, criticando il recente decreto del MASE che complica ulteriormente il quadro autorizzativo.
Secondo Ciafani, “L’ok arrivato ieri sera (il 14 giugno ndr) dal MASE con la firma del ministro dell’ambiente Pichetto Fratin al decreto aree idonee per gli impianti rinnovabili, è un grave errore. Lascia carta bianca alle regioni nella selezione delle aree idonee, di quelle non idonee e di quelle ordinarie. Risultato: il quadro autorizzativo per le rinnovabili diventa ancor più complicato, senza una cornice di principi omogenei. Una misura che Legambiente aveva già criticato nei giorni scorsi insieme a Greenpeace e WWF parlando di nuova stretta alle fonti pulite. Il Paese ha bisogno di scelte politiche energetiche ed interventi coraggiosi che facilitino le rinnovabili e l’eolico offshore che può diventare un settore chiave per l’economia italiana e per la transizione energetica. Per farlo l’Italia deve puntare sulle fonti pulite aggiornando in modo ambizioso il PNIEC che dovrà essere consegnato a Bruxelles il 30 giugno e abbattendo i tanti ostacoli che rallentano lo sviluppo sulle rinnovabili. Abbiamo impiegato solo sette anni per arrivare sulla luna, mentre a Taranto ci sono voluti 14 anni per far vedere la luce al primo parco eolico galleggiante d’Italia e il più grande del mediterraneo”.
“Oggi il rischio – continua Ciafani – è che i tempi si allunghino anche per i tanti progetti che sono stati presentati e che stanno riscontrando diversi ostacoli. L’Italia acceleri il passo per recuperare la distanza rispetto agli altri paesi europei e coinvolga i territori e le comunità con un dibattitto pubblico serio e strutturato. Un messaggio che rilanceremo anche quest’estate a bordo di Goletta Verde nelle tappe dedicate all’eolico offshore”.
È fondamentale, dunque, aggiornare il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) con obiettivi più ambiziosi e abbattere gli ostacoli che rallentano lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. L’Italia ha un enorme potenziale per diventare un leader nel settore dell’energia eolica, ma necessita di una pianificazione strategica e di interventi decisi per superare i ritardi attuali. È infatti essenziale promuovere un approccio partecipativo e trasparente, coinvolgendo le comunità locali e accelerando i processi autorizzativi per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica ed economica.
“Di questo passo l’Italia – dichiara Katiuscia Eroe, Responsabile Nazionale energia di Legambiente – rischia di raggiungere gli obiettivi al 2030 – 90 GW pari ad almeno 12 GW l’anno di rinnovabili – nel 2046, con ben 16 anni di ritardo. Per questo è fondamentale che il Paese acceleri il passo, puntando ad obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli indicati nell’aggiornamento del PNIEC di appena 2,1 GW entro il 2030, come puntando ad esempio ad almeno 6 GW al 2030, 10 al 2035 e 20 GW entro il 2050, rispettando così anche gli obiettivi appena presi in occasione del G7 Ambiente. In tema di rinnovabili, è fondamentale non solo una revisione dei processi autorizzativi, mettendo tutti gli interlocutori sullo stesso tavolo di discussione, ma anche promuovere e rendere obbligatori percorsi partecipati, uno strumento strategico e democratico per garantire una pianificazione sana e trasparente che abbia basi scientifiche e che permetta alle parti interessate di trovare soluzioni per un rapido sviluppo delle tecnologie energetiche offshore e per un’efficace protezione e ripristino della biodiversità marina”.
