Energia, Codici fa chiarezza sul cambio di denominazione delle aziende
Una cittadina si è rivolta all’associazione Codici, allarmata dai cambiamenti nella denominazione delle aziende Enel e Acea. Questo aveva indotto l’utente a pensare che le aziende fossero prossime alla chiusura e che vi fosse, dunque, il rischio di rimanere senza fornitura di energia elettrica. Codici intende, dunque, fare chiarezza su organizzazione e funzionamento del mercato elettrico e del mercato del gas, al fine di fornire ai cittadini-consumatori un’informazione adeguata.
Tra gli operatori del gas e dell’energia, ENI, Enel, Acea, A2A, Iren, GDF SUEZ (oggi ENGIE) sono sicuramente i più conosciuti dai consumatori. In molti casi essi si occupano non solo della vendita, ma anche della produzione e della distribuzione di elettricità e gas, cioè delle diverse fasi che intercorrono tra la produzione ed il consumo da parte del cliente finale. Oggi ENEL è suddiviso in Enel Produzione, Enel Distribuzione (da poco E-distribuzione), Enel Energia (che opera nel libero mercato) e Enel servizio elettrico (che opera nel mercato di maggior tutela), che a gennaio diventerà Servizio Elettrico Nazionale.
Si assiste, dunque, a un cambiamento che riguarda soprattutto gli operatori che si occupano anche di distribuzione e che operano su entrambi i mercati, libero e tutelato: Enel Distribuzione ha preso il nome di E-distribuzione, Acea distribuzione diventa a distribuzione, A2a Distribuzione diventa UNARETI, GDF Suez è diventata Engie.
Perché gli operatori stanno cambiando nome? Le direttive europee, obbligano gli operatori energetici, attraverso l’unbundling, a separare tutte le attività aziendali. Di conseguenza, vendita e distribuzione devono essere separate, non possono risiedere nello stesso soggetto aziendale, non importa se paradossalmente si trovano, poi, negli stessi uffici (come avviene per Enel, Acea, Hera e Iren).
Le varie aziende, essendo un unico soggetto aziendale, hanno pensato dunque di cambiare nome per continuare a svolgere le varie attività senza scontrarsi con le direttive dell’Unione Europea. “Questo genera confusione nel consumatore che si chiede se quell’operatore continuerà ad esistere o cosa comporta il cambio di denominazione, ma soprattutto viola la concorrenza e il mercato aggirando le regole”, dichiara Luigi Gabriele, Affari Istituzionali di CODICI.
“La realtà è che per il momento non cambia niente, a parte il nome, ma è ovvio che, a lungo andare, ci saranno delle forti ripercussioni sul consumatore finale. È necessaria una campagna informativa molto ampia, per evitare dubbi nel consumatore, ma più di tutto serve che il DDL Concorrenza non venga approvato perché potrebbe generare conseguenze negative per i consumatori finali, con un forte aumento delle bollette dell’energia elettrica e del gas, e una migrazione massiva da un mercato all’altro senza l’espressa volontà dei consumatori, vittima di una scelta obbligata. Quel che appare vergognoso è come le aziende, che da una parte chiedono l’abolizione del mercato di tutela, si apprestino a cambiare nome ingannevolmente per continuare a svolgere e a trarre benefici da tutte le attività del settore energetico chiamandosi addirittura Servizio Elettrico Nazionale”.
di Francesca Marras