Il decreto Ilva ha ottenuto il via libera definitivo da parte dell’aula del Senato. Il provvedimento modifica alcune disposizioni precedenti sul complesso siderurgico, i particolare riguardo alla tutela ambientale e sanitaria e ai diritti e obblighi degli acquirenti o affittuari del complesso industriale. Tra le novità, l’onere del rimborso dei 300 milioni erogati dallo Stato, sarà posto in capo all’amministrazione straordinaria e non a carico dell’acquirente. Inoltre, l’attuazione del piano ambientale ha ottenuto una proroga al 30 giugno 2017 per la sua completa attuazione e un posticipo al 2018 del termine per il rimborso degli importi finanziati per attuare il piano di tutela ambientale e sanitaria.
Con l’approvazione definitiva del decreto però, torna il timore dei rincari nella bolletta energetica, già annunciati dall’Autorità per l’Energia durante la discussione del testo alla Camera. “Un fatto gravissimo”, aveva già commentato Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
Secondo l’UNC, per evitare il rincaro delle bollette sarebbe stato sufficiente cambiare l’articolo 2, laddove si dice: “i predetti importi sono rimborsati nell’anno 2018, ovvero successivamente”. “Bastava togliere una parola, successivamente, ma non è stato fatto. Si è votato lo stesso testo della Camera” prosegue Dona. Il prelievo di 400 milioni, prestati a Ilva dallo Stato, dalla ex Cassa conguaglio (oggi Csea), potrebbe ridurre i margini di manovra da parte di Csea e questo potrebbe “determinare la necessità di acquisire ulteriore gettito derivante dal prelievo tariffario“, gravando sulle bollette energetiche di famiglie e imprese.
Un rischio di aumento tariffario che, secondo l’Autorità, si sarebbe manifestato solo se il rimborso dell’importo non fosse stato effettuato nel 2018. “Per questo avevamo chiesto una piccola modifica del testo. Quel “successivamente” non tolto, ora rischia di determinare l’ennesima stangata a carico delle famiglie” conclude Dona.


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