Mentre è ancora in corso il summit Fao per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, dal Barilla Center for Food &Nutrition (BCFN) arrivano dati interessanti per un approfondimento sul tema dell’alimentazione e della salute. Gli italiani non sono solo longevi, ma anche una delle popolazioni con “l’aspettativa di vita sana” più alta al mondo. Secondo il Food Sustainability Index (FSI), solo Giappone (74,9 anni) e Corea del Sud (73,2 anni) hanno fatto meglio del nostro Paese (72,8 anni come Israele). Eppure è allerta, in Italia, per la “Generazione Z”, ossia gli under 18, tra i quali 1 su 4 è in sovrappeso o obeso. Le cause? L’allontanamento progressivo dalla Dieta Mediterranea, vero e proprio elisir di “lunga vita”, e una diffusione sempre maggiore del Junk Food.

World Map of Grain on Plate

L’Index, a conferma di questa tendenza, fotografa una presenza rilevante di Fast Food in Italia – si stima siano 1 ogni 90mila abitanti 2 – un parametro che aiuta a individuare la diffusione di diete poco salutari sul territorio. In questo ambito, l’Italia si pone a metà della classifica del FSI, anche se meglio posizionata rispetto a Paesi come USA, UK e Francia.

Se incrociamo questi dati con la scarsa propensione degli italiani per l’attività fisica ecco che appaiono evidenti possibili ricadute in termini di incidenza di malattie come diabete (ne soffrono circa il 5,4% dei nostri connazionali), patologie cardiache (una delle principali cause di morte al mondo con 20 milioni di decessi nel 2015) e patologie croniche (che determinano il 60% dei decessi a livello globale).

Ma quando parliamo di cibo non dobbiamo neppure dimenticare che siamo chiamati a superare uno dei più grandi paradossi mondiali dell’alimentazione. Nel mondo, infatti, si contano oltre 7 miliardi di persone delle quali 2,1 miliardi soffrono di obesità, una vera e propria epidemia che colpisce i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, mentre 815 milioni di persone soffrono la fame.

Un fenomeno, questo della disuguaglianza e della mancanza di cibo, che si traduce anche nelle recenti migrazioni a cui stiamo assistendo, visto che ogni punto percentuale di aumento dell’insicurezza alimentare costringe l’1,9% della popolazione (per mille abitanti) a migrare, mentre un ulteriore 0,4% (per mille abitanti) fugge per ogni anno di guerra.

Proprio al rapporto tra cibo e migrazioni sarà dedicato il prossimo Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione di BCFN, che tornerà a Milano il 4 e 5 dicembre. Una due giorni dedicata al cibo a 360°, per cercare soluzioni ai grandi paradossi del nostro sistema alimentare. Il Forum, unico e grande evento interdisciplinare del suo genere nel panorama italiano, punta a condividere evidenze, dati scientifici e best practice utili a raggiungere gli SDGs dell’Agenda 2030 dell’ONU e costruire modelli alimentari rispettosi della salute delle persone e del Pianeta.

Proprio a questo aspetto sarà dedicato uno studio che BCFN ha realizzato MacroGeo (società di ricerche geopolitiche) che analizza il rapporto tra migrazioni e cibo nell’area euromediterranea, osservando risorse, flussi e rotte migratorie in relazione a food e sistemi alimentari.

E di cibo e clima si discuterà anche il 24 ottobre nella twitter chat “Changing climate, changing diets: How do we balance appetites and climate action?” realizzata con la Fondazione Thomson Reuters. Per intervenire basta seguire l’hashtag #GoodFoodMedia e l’account ufficiale @BarillaCFN).


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