Potrebbe essere una class action da guinness dei primati quella depositata oggi dal Codacons presso il Tar del Lazio contro l’Enac e il Ministero dei Trasporti. L’oggetto del ricorso collettivo è il fallimento di WindJet, la compagnia low-cost siciliana che ad agosto scorso (per la precisione a Ferragosto, quindi con il picco di partenze) ha dichiarato il suo fallimento. “Torneremo presto a volare” si legge ancora oggi sul sito della compagnia, ma la realtà è molto lontana da una ripresa dell’attività. Il Codacons ha raccolto oltre 5500 adesioni alla sua azione collettiva e chiede il risarcimento di 1000 euro a passeggero. L’Enac è quindi chiamato a pagare oltre 5,5 milioni di euro come indennizzo per chi ha subito disagi.
Ecco una breve ricostruzione della vicenda WindJet. Dopo il fallimento, si era vociferato di un’ipotesi di cordata di imprenditori che avrebbe dovuto dare vita ad una nuova compagnia sulle ceneri della vecchia. Si era parlato anche del progetto di un concordato preventivo in continuità, che avrebbe garantito la ripresa dei voli addirittura dal 5 dicembre scorso.
Ma ad oggi (e siamo già nel nuovo anno), ci troviamo ancora di fronte a un nulla di fatto e il Codacons sferra il suo pesante (e forse inaspettato) attacco: 5.527 cittadini residenti in tutta Italia hanno aderito all’azione risarcitoria lanciata dall’Associazione per un risarcimento danni di 1.000 euro a passeggero per i disagi patiti a causa della vicenda Windjet (spese per riprotezione dei voli, vacanze rovinate, mancata assistenza).
Il ricorso del Codacons è rivolto contro l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile e il Ministero dei trasporti. “L’Enac – spiega il Codacons nel ricorso – nella qualità di Ente controllore per l’Aviazione Civile, sapeva da marzo che la situazione di WindJet era drammatica. Il crack di ferragosto era tutt’altro che imprevisto ed imprevedibile per chi, come l’Enac aveva da tempo instaurato un’intensa attività di monitoraggio, senza però adottare idonee misure anche inibitorie volte ad evitare il crack prima e l’aggravarsi dei disservizi dopo”.
“Il principale responsabile dello stato di crisi determinatosi non può che essere individuato nell’Enac – continua il Codacons – nel suo sempre maggiore ruolo di vigilanza che, nel caso di specie, si è limitato ad un asserito riscontro formale della presenza di un accordo (quello con Alitalia), senza però caratterizzare il suo operato da un’attenta istruttoria che certamente, alla luce dello stato grave della crisi societaria di WindJet, e tenendo conto del fulmineo stallo della trattativa, avrebbe messo in luce problematicità che avrebbero imposto all’Enac di adottare misure anche gravi pur di evitare che alle porte del “ferragosto”, a migliaia di passeggeri fossero riservati così gravi ed evidenti disagi oltre il danno di vedersi costretti a pagare sovrapprezzi e ulteriori tasse. La scelta e le modalità di riprotezione, infatti, sono consistite nel permettere ad altre compagnie, con il consenso ed avallo dell’Enac, di imporre ai passeggeri – che già avevano acquistato, a caro prezzo, un biglietto da Wind Jet – di acquistare dai nuovi operatori altri biglietti”.
“Dunque l’Enac – si legge ancora nel ricorso – ben avrebbe potuto inibire a WindJet di operare nel mercato, se non previo rilascio di idonee garanzie, anche tenendo conto del ruolo di Alitalia nella procedura di acquisizione, e comunque, quantomeno, bloccare la vendita dei biglietti (venduti, fino ai primi giorni di agosto, con addirittura proposte di assicurazioni aggiuntive!) e rendere noti i rischi ai quali sarebbero andati incontro gli acquirenti!”. “L’Enac dunque – conclude il Codacons – è ora chiamato a pagare complessivamente oltre 5,5 milioni di euro a titolo di indennizzo ai passeggeri Windjet”.


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