I consumatori cercano sempre più spesso vini legati al territorio e di qualità. E cercano prodotti pregiati anche sugli scaffali dei supermercati, dove non a caso si concentra l’acquisto di vino da parte degli italiani: nel 2016 hanno comprato nei supermercati 500 milioni di litri di vino, spendendo 1 miliardo e mezzo di euro. Nel 60% dei casi, hanno acquistato vini con riferimenti territoriali – Doc, Docg Igt – e questi sono quelli che più crescono rispetto agli altri. Doc & company segnano infatti un aumento del 2,7% nel 2016 e del 4,9% a volume nei primi due mesi di quest’anno. Qualità e legame col territorio, anche nella grande distribuzione, sono dunque i due fattori che orientano le scelte dei consumatori nell’acquisto del vino.

vinoIl dato viene dalla ricerca IRI sui consumi di vino nella Gdo presentata nel corso di Vinitaly, il salone internazionale dei vini che si sta svolgendo a Verona. La ricerca delinea i cambiamenti in  atto nelle abitudini dei consumatori, che cercano la qualità e privilegiano soprattutto il vino in bottiglia: diminuiscono infatti gli acquisti dei bottiglioni da un litro e mezzo, dei vini sfusi, delle damigiane, e dei brik, mentre la bottiglia da 75cl è sempre più regina del mercato. I vini fermi sono più richiesti dei vini frizzanti, che probabilmente risentono del boom degli spumanti (+7% nel 2016). Crescono rapidamente anche i vini biologici, una proposta ancora di nicchia nella Grande distribuzione. Si tratta di cambiamenti che risentono anche del rinnovato interesse dei giovani per il vino. I consumatori sono disposti a sperimentare nuovi prodotti (86%), si informano sulle novità presenti negli scaffali e spesso (33%) cercano informazioni sui siti web di settore. La ricerca chiama in causa direttamente il rapporto fra produttori e distributori, sul quale si potrebbe fare di più, come ha evidenziato a Vinitaly Gabriele Nicotra, Direttore Acquisti Unes Supermercati (Gruppo Finiper): “Persiste da parte di alcune cantine importanti una diffidenza verso la Grande Distribuzione, che evitano una relazione diretta con le insegne distributive pur sapendo che a volte il loro prodotto ci arriva tramite canali non ufficiali. Questo è un peccato, soprattutto per il consumatore che ormai cerca anche i prodotti di pregio sugli scaffali dei supermercati”.

Per capire di quale mercato si sta parlando, e quale sia l’importanza del vino per l’economia italiana, si possono guardare i numeri del rapporto Outlook Vino 2020 presentato a Vinitaly da Ismea: l’Italia vede aumentare le sue esportazioni di vino e si conferma leader al mondo per produzione in quantità. Secondo Ismea si prospetta infatti una crescita (+2,4%) della produzione mondiale e in questo contesto risulta evidente il posizionamento strategico dell’Italia, con la conferma della leadership come primo paese produttore al mondo e un aumento delle esportazioni del 10%. L’Italia si contende il primato di esportatore, in termini di volumi di vino, con la Spagna, mentre la Francia si conferma leader per valore esportato e gli Stati Uniti saranno sempre di più il mercato di sbocco più remunerativo. Interessante è la “sfida vinicola” con i cugini francesi nei mercati mondiali: l’Italia si piazza primo in mercati come USA, Germania, Svizzera e Russia, mentre la Francia si colloca meglio nel Regno Unito, in Canada e soprattutto in Cina. Dice il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: “La crescita delle esportazioni e il primato mondiale nella produzione confermano le grandi potenzialità di un settore che, in Italia come all’estero, è sinonimo di eccellenza e qualità”.


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