abbigliamento

Adiconsum, Assoutenti, Confconsumatori e Movimento Difesa del Cittadino hanno presentato un progetto di informazione e buone pratiche per un “vestire consapevole”.
Perché acquistare un vestito è semplice. Ma conviene leggere l’etichetta. Anche abbigliamento e calzature possono essere sostenibili e conviene sempre fare attenzione a quello che si compra: residui di prodotti chimici presenti sui tessuti possono causare dermatiti da contatto. È con l’obiettivo di “vestire consapevole” che è stato lanciato a Milano il progetto  “Véstititi trasparente”, con informazioni, consigli e tutele per un approccio informato e consapevole al settore tessile e a suoi prodotti.
L’iniziativa è realizzata da Adiconsum, Assoutenti, Confconsumatori e Movimento Difesa del Cittadino, con il contributo della Camera di Commercio di Milano. In Italia, spiegano le associazioni, abbigliamento e calzature rappresentano un importante settore di consumo ma sono ancora pochi i cittadini che, quando comprano un capo, leggono l’etichetta di composizione o ricercano un marchio di qualità.  “L’etichetta di composizione e le normative che regolano il settore – spiegano i promotori del progetto – sono importanti strumenti di tutela, purtroppo, ancora poco utilizzati. A ciò si aggiunga la scarsa informazione dei cittadini sui prodotti tessili low cost importati da Paesi Extra UE in cui, a differenza della Comunità europea, il divieto di utilizzare nel processo produttivo sostanze chimiche potenzialmente pericolose non è così stringente. Da sottolineare, inoltre, che la persistenza di alcune sostanze chimiche sui prodotti finiti può causare diverse patologie come ad esempio le dermatiti allergiche da contatto, che in Italia interessano circa il 4% della popolazione (fonte Ministero della Salute – 2006)”.
Nell’ambito del progetto sono stati realizzati un dossier scientifico sulle sostanze nocive che possono essere rilasciate dai tessuti e causare varie patologie da contatto, e un leaflet informativo (presto disponibile in formato elettronico sul sito delle associazioni) rivolto ai consumatori, che riporta le principali normative, le tutele e le informazioni per un “vestire consapevole”.  È disponibile on-line anche un modulo di segnalazione – realizzato in collaborazione con l’Area Tutela del Mercato – Servizio accertamenti a tutela della fede pubblica della Camera di Commercio di Milano – con cui il consumatore può segnalare etichette anomale o scorrette.
Non mancano una serie di indicazioni per vestirsi “trasparente” e sostenibile. L’etichetta è fondamentale per conoscere la composizione del capo e il prodotto che si acquista e anche la manutenzione è importante da valutare: ad esempio, l’obbligo di lavaggio a secco deve far riflettere sull’effettivo costo “totale” del capo che, dopo l’uso, deve essere necessariamente portato in tintoria.
Un aspetto interessante segnalato dalle associazioni promotrici del progetto è che, secondo le denunce dei dermatologi, in Italia sono in aumento le dermatiti allergiche da contatto da prodotto tessile. Nel caso di insorgenza di disturbi come insofferenza, prurito, rossori, orticaria o altro, è bene quindi rivolgersi al proprio medico di fiducia e segnalare il caso ai NAS e all’Associazione Tessile e Salute, che monitora con attenzione il fenomeno. Attenzione particolare va posta ai bambini. E ad adeguate strategie di trattamento dei capi: è buona norma lavare sempre i nuovi indumenti prima di indossarli come pure lasciare gli indumenti lavati a secco esposti all’aria prima di riporli nell’armadio, per allontanare eventuali residui chimici che restano sugli abiti.  E non eccedere nell’uso dei detersivi, che possono contenere tracce di nichel, cromo e cobalto.


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