Vaccini, Ministero Salute: attivo il numero 1500. Veneto impugnerà decreto
È attivo da oggi il numero di pubblica utilità 1500 del Ministero della Salute che darà ai cittadini, attraverso le risposte di medici ed esperti del Ministero e dell’Istituto superiore di sanità, le informazioni necessarie sulle novità introdotte dal decreto legge sull’obbligatorietà dei vaccini. Il numero di telefono sarà attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16. Intanto sul provvedimento monta la polemica politica.
Continuano infatti le discussioni sulle modalità con cui il Ministero ha deciso di intervenire, prevedendo l’obbligatorietà delle vaccinazioni per l’iscrizione dei bambini ai nidi e a scuola. L’ultimo passo è stato fatto dalla Regione Veneto, che ha deciso di impugnare il decreto davanti alla Corte Costituzionale. La Giunta del Veneto ha infatti dato mandato all’Avvocatura regionale per predisporre il provvedimento di impugnativa del decreto n. 73 dello scorso 7 giugno che ha introdotto l’obbligatorietà di 12 vaccinazioni entro i primi 16 ani di vita.
“Non siamo contro i vaccini, nè intendiamo metterne in discussione la validità scientifica – ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia – ma siamo contrari alle modalità coercitive che inquietano i genitori e finiranno per favorire l’abbandono della scelta vaccinale. Alle legittime preoccupazioni delle mamme e dei papà per un programma di vaccinazioni così concentrato, e per certi versi immotivato, non si risponde con l’imposizione dell’obbligo e le multe, ma con l’informazione e il dialogo. Mi auguro che il Parlamento, in sede di conversione del decreto legge, abbia a modificarlo. In caso contrario, la Regione Veneto impugnerà anche la legge”. Zaia ha portato a suo sostegno i dati della Regione, che aveva già abolito l’obbligo vaccinale: nel 2016 risultano vaccinati con l’esavalente il 92,6 per cento dei nati nel 2016, con un indice di copertura in netta ripresa dopo il ‘minimo’ storico dell’88,6 per cento registrato del 2014. “Le performances documentate dall’anagrafe vaccinale informatizzata della Regione – ha detto Zaia – dimostrano che il modello veneto funziona. Un modello che vorremmo fosse replicato a livello nazionale, basato sull’informazione e sul convincimento consapevole, e non su obblighi inapplicabili e su multe sperequative fino a 7500 euro. Del resto non siamo i soli ad aver sposato la libertà di scelta e la responsabilizzazione consapevole: in Europa ci sono 15 Paesi in Europa che non impongono l’obbligo vaccinale e in 14 paesi nei quali vige una strategia mista, che fa convivere vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni facoltative”. Per Zaia il decreto “lede l’autonomia della Regione, monetizza l’obbligatorietà creando sperequazioni tra i cittadini e ignora il vincolo di stipulare prima una intesa con le Regioni per definire le modalità applicative e ripartire i costi del piano di vaccinazioni di massa”.
Ma alla posizione del Veneto ha risposto Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, ribadendo (nella newsletter Iss riportata da Quotidiano Sanità) che la priorità “è raggiungere la soglia di sicurezza per tutti”. Ricciardi ricorda i dati della copertura vaccinale pubblicati di recente dal Ministero della Salute e sottolinea che le vaccinazioni obbligatorie “si arrestano su una soglia di copertura che resta critica per la tutela della Salute Pubblica futura. Basti pensare che solo 6 regioni riescono a superare la soglia di sicurezza (95%) e 8, invece, sono addirittura sotto il 93% ma per tutte le altre restano differenze significative tra regione e regione che testimoniano ancora di più, se ce ne fosse bisogno, l’importanza di un indirizzo unico per tutto il Paese in materia di prevenzione primaria”. Ricciardi fa riferimento anche alla situazione del Veneto. Virtuoso certo, dice, anche se l’adesione consapevole alla vaccinazione non è riuscita a impedire “un livello insoddisfacente di copertura proprio sulle vaccinazioni obbligatorie, che è infatti inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale. Tuttavia, la copertura di vaccinazioni raccomandate come morbillo, parotite e rosolia è superiore di quasi due punti rispetto al resto d’Italia ma comunque inferiore al livello critico (95%), necessario per il raggiungimento dell’eliminazione del morbillo”, dice Ricciardi.
“Se questo, infatti, accade nel contesto di una regione dove pure c’è un’offerta vaccinale ampia e gratuita e dove c’è una particolare attenzione alla comunicazione e promozione della vaccinazione ciò significa che senza interventi mirati e omogenei sul territorio nazionale il rischio di un ulteriore calo delle coperture e quindi la dispersione di anni di campagne pubbliche di prevenzione è molto elevato – prosegue il presidente Iss – Il Veneto, inoltre, risulta fra le poche regioni ad avere un recupero della copertura della vaccinazione esavalente inferiore al 5% a 36 mesi. Ciò significa che solo il 5% dei bambini non vaccinati secondo il calendario prestabilito si mette in pari con questa vaccinazione entro i tre anni. A differenza del resto d’Italia dove il recupero nella stessa fascia temporale avviene con percentuali intorno al 18%”. Per il presidente Iss, dunque, “rendere obbligatori tutti i vaccini in questo contesto serve a fare chiarezza perché le vaccinazioni sono tutte importanti dappertutto e tutte insieme rappresentano un atto di responsabilità verso la salute pubblica”.
Ma se stiamo tutti benissimo……
Invece che nei vaccini (12!!!!) la ministra investa nella disinfestazione degli ospedali dalle formiche.
La prevenzione NON E’ UNA VERA EMERGENZA!!!!!!