Trivelle, decreto Mise aggira il divieto delle 12 miglia. Ambientalisti: è inaccettabile
Ad un anno esatto dalla consultazione popolare sulle trivellazioni nel Mediterraneo, si torna a parlare dell’argomento. Sull’ultimo numero della Gazzetta Ufficiale è infatti comparso un decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico, risalente allo scorso dicembre, nel quale si estende la possibilità di sfruttare i giacimenti e le piattaforme di estrazione degli idrocarburi anche all’interno della “fascia di rispetto” costiero delle 12 miglia. Le sei Regioni che avevano fatto ricorso alla consultazione popolare intendevano modificare il decreto con cui il governo aveva cercato di svuotare il contenuto del quesito iniziale ed evitare che almeno entro le 12 miglia gli impianti già autorizzati avessero la possibilità di estrarre idrocarburi fino all’esaurimento del giacimento.
Questo “correttivo” introdotto dal Governo Gentiloni aumenta la libertà dei petrolieri che ora potranno sfruttare le piattaforme fino all’ultima goccia di petrolio.
Per Greenpeace, Legambiente e Wwf Italia il decreto ministeriale che deroga al divieto di nuovi pozzi e nuove piattaforme entro le 12 miglia è assolutamente inaccettabile.
“È la smentita definitiva di tutte le parole spese dal governo durante il periodo referendario di aprile scorso per dire che il referendum sollevava questioni di lana caprina, in particolare perché la legge escludeva già nuove trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa”, scrivono le associazioni in una nota.
Il meccanismo introdotto dal MISE consente, infatti, alle società petrolifere titolari di concessioni entro le 12 miglia dalla costa già rilasciate di modificare, e quindi ampliare, il loro programma di sviluppo originario per recuperare altre riserve esistenti, e dunque costruire nuovi pozzi e nuove piattaforme. Fino all’altro ieri, nuovi pozzi e nuove piattaforme entro le 12 miglia potevano essere realizzati solo se già previsti dal programma di sviluppo originario. “Ora chi ha la concessione può farci sostanzialmente quello che vuole per tutta la vita utile del giacimento”.
Per le tre associazioni ambientaliste è gravissimo che il governo proceda in questo modo su una questione così delicata, escludendo il Parlamento e non tenendo minimamente conto della volontà chiarissima espressa da 15 milioni di italiani nonostante il mancato raggiungimento del quorum al referendum contro le trivelle.