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La mobilità urbana è una priorità nazionale e una delle chiavi per uscire dalla crisi. Non con le grandi opere, ma con interventi sulle linee ferroviarie, sulla rete delle metropolitane, sulla valorizzazione del trasporto pubblico locale e su un’adeguata risposta alle esigenze dei pendolari. Invece le città, dove si concentra la maggiore domanda di mobilità, sono trascurate. Ma 25 milioni di persone si concentrano nelle 15 principali aree metropolitane italiane. Il cambiamento parte dunque da lì.
È quanto evidenzia Treni in Città, la conferenza nazionale sulla mobilità ferroviaria e l’innovazione del trasporto pubblico locale in corso oggi a Firenze, organizzata da Regione Toscana e Legambiente, che si è concentrata sulle città e sulla mobilità sostenibile nelle aree metropolitane del paese. Qui infatti si concentra una parte consistente della popolazione. E dalla capacità di offrire valide alternative all’automobile, ridisegnando la mobilità di cittadini e pendolari dei grandi centri urbani, passa la risposta alla crisi economica.
Territorio e domanda di mobilità, evidenzia uno studio presentato per l’occasione, sono infatti cambiati. 25 milioni di italiani vivono oggi nelle 15 principali aree metropolitane e nei sistemi urbani che si sono andati consolidando negli ultimi venti anni. In meno del 9% del territorio italiano si concentra la massima densità abitativa, la più alta richiesta di mobilità, il maggior consumo di suolo. Qui vive oltre il 41% della popolazione, qui aumenta la congestione del traffico, il numero e la densità di auto in circolazione (il 44,3% del totale). In queste aree si concentra la principale domanda di mobilità delle persone. Le grandi aree metropolitane sono quelle in cui maggiore è la congestione del traffico, quelle in cui aumenta la domanda di trasporto pubblico locale e la domanda pendolare, che però non trovano risposte adeguate anche a causa dei tagli varati negli anni. Le aree urbane sono però anche motore di crescita e sviluppo.
I finanziamenti per infrastrutture si sono concentrati finora su strade e autostrade che fra il 2002 e il 2011 sono state destinatarie del 72,1% degli investimenti, contro il 12,5% destinato alle linee ferroviarie nazionali e regionali e al 15,4% alle metropolitane. “In aree urbane così densamente abitate – ha spiegato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – una mobilità pubblica incentrata sulle ferrovie suburbane e metropolitane, con una vera attenzione ai pendolari e una attenta integrazione del servizio con il trasporto pubblico locale e con la rete dei percorsi ciclabili, può rappresentare una risposta vera ai problemi di congestione e un alternativa concreta e attraente all’utilizzo dell’automobile. L’Italia è tra i pochi paesi europei a non avere una politica specifica e un Ministero dedicati alle aree urbane. E proprio qui si sono accumulati i più gravi ritardi e le più gravi mancanze, con il 70% delle risorse nazionali che continua ad andare alle grandi opere e, in particolare, a strade e autostrade, trascurando completamente le città”.
Dalla conferenza non sono mancati alcuni suggerimenti, che partono dalla necessità di spostare la priorità degli investimenti infrastrutturali nelle are urbane – significa ad esempio rafforzare il sistema ferroviario, realizzare nuove stazioni, comprare nuovi treni, potenziare le direttrici principali – a quella di trovare nuovi modelli amministrativi per la gestione delle aree metropolitane. Gli interventi richiedono la necessità di mettere al centro gli utenti della mobilità e i milioni di pendolari che si riversano nelle aree urbane, dando loro la stessa attenzione degli utenti dell’Alta velocità. E di accompagnare la liberalizzazione del servizio ferroviario regionale con nuovi risorse, una regia pubblica e una chiara definizione del ruolo dell’Autorità dei trasporti.


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